Milano si prepara a un aumento storico della tassa di soggiorno, che entrerà in vigore nel 2026: secondo le ultime proposte, la tariffa salirà a 7,40 euro a persona a notte per gli hotel a tre stelle e fino a 10 euro per gli hotel a cinque stelle, equiparando gli affitti brevi agli alberghi di lusso con una tariffa di 9,50 euro a notte.
L’annuncio è stato comunicato il 12 novembre dall’assessora al Turismo, Martina Riva, alle associazioni del settore ricettivo, tra cui Federalberghi Lombardia e Aigab, riunite con urgenza a Palazzo Marino. La decisione sarà formalmente discussa dalla giunta il 13 novembre e inviata al Ministero dell’Economia e delle Finanze entro il 15 novembre, prima della discussione del bilancio comunale.
Obiettivo Comune: bilancio in pareggio
Secondo quanto spiegato dall’assessora Riva, l’aumento dell’imposta è motivato dalla necessità di compensare vincoli di bilancio legati ai lavori per le Olimpiadi e al cashback imposto dal governo, che renderebbe impossibile chiudere i conti in positivo. Il Comune individua quindi turismo e ricettività come leve essenziali per incrementare le entrate.
Le reazioni degli operatori: “Decisione spropositata”
Gli operatori del settore hanno espresso forte preoccupazione. Fabio Primerano, presidente di Federalberghi Lombardia, definisce la misura «spropositata e senza concertazione», mentre Marco Celani, presidente di Aigab, denuncia un incremento della tassa del 317% in due anni: da 3 euro a notte nel 2023 a 9,50 euro nel 2025 per gli affitti brevi.
“Una famiglia di quattro persone che soggiorna tre notti in un appartamento medio a Milano spenderà circa 117 euro solo di tassa di soggiorno, quasi la metà del costo totale del soggiorno“, spiega Celani. “Colpire questi turisti significa penalizzare la classe media e rendere Milano sempre più inaccessibile“.
Rischio calo del turismo e impatto sul business travel
Gli operatori stimano un possibile calo dei flussi turistici fino al 30% nel 2026, soprattutto tra famiglie italiane e turisti domestici. Primerano sottolinea anche il rischio sul turismo business e MICE, segmenti sensibili ai costi: “Un aumento così alto potrebbe spostare fiere, congressi ed eventi verso altre città, con un impatto negativo sul tessuto economico locale”.
Inoltre, l’aumento non sarà limitato ai giorni olimpici, ma rimarrà valido per tutto il 2026, ampliando gli effetti negativi sul mercato nazionale e internazionale.
Affitti brevi penalizzati: la discriminazione verso i turisti domestici
Gli affitti brevi, storicamente equiparati agli hotel a tre stelle, saranno ora tassati quasi come strutture di lusso. “Così spariranno i turisti domestici“, avverte Celani. “Milano diventa sempre più una città per ricchi o visitatori business, con famiglie e giovani sempre più esclusi“.
Primerano aggiunge: “L’aumento della tassa rischia di scoraggiare anche la partecipazione a fiere e congressi già pianificati, con un effetto onda lunga fino al 2027“.
Federalberghi: rischio compromissione dell’accordo Olimpiadi
Gli albergatori ricordano inoltre gli impegni presi nel 2018 per la candidatura Milano-Cortina 2026, quando hanno accettato di mantenere prezzi calmierati per le camere. “Non possiamo far pagare agli ospiti della Fondazione le nuove tariffe“, conclude Primerano.
C’è sul piatto una grande questione aperta: l’evento di condivisione per eccellenza, rischia di diventare appannaggio solo di pochi privilegiati. Sarà pleonastico e ridondante tirare in ballo il buon Pierre de Coubertin, ma a occhio non credo avrebbe apprezzato la politica dei turisti come ‘polli da spennare’.
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