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Trump chiude le frontiere per 12 Paesi, altri 7 avranno accesso limitato agli USA

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Dopo l’attentato antisemita in Colorado, il presidente americano annuncia misure drastiche su immigrazione, istruzione e sicurezza

Il presidente Donald Trump ha firmato un nuovo ordine esecutivo che vieta o limita l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di 12 Paesi, tra cui Iran, Libia e Yemen. La misura, annunciata durante un evento del movimento Maga con oltre 3.000 partecipanti, arriva in risposta all’attacco antisemita di Boulder (Colorado), costato la vita a quattro persone. L’attentatore, Mohamed Soliman, è un cittadino egiziano, ma l’Egitto non figura tra i Paesi soggetti al divieto.

Il nuovo travel ban riguarda 12 nazioni totalmente bloccate dall’accesso agli USA: Afghanistan, Myanmar, Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Haiti, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. Per altri sette Paesi – Burundi, Cuba, Laos, Sierra Leone, Togo, Turkmenistan e Venezuela – sono previste restrizioni parziali. La Casa Bianca ha definito l’iniziativa una misura “necessaria per proteggere la sicurezza nazionale”.

Trump: “Non possiamo rischiare ingressi non controllati”

Nel suo videomessaggio, Trump ha dichiarato: “Il recente attacco terroristico a Boulder ha evidenziato i pericoli dell’ingresso di cittadini stranieri non sottoposti a controlli adeguati. Non possiamo permetterci una migrazione aperta da Paesi che non siamo in grado di verificare in modo sicuro e affidabile”. Ha inoltre paragonato le nuove misure a quelle già attuate durante il suo primo mandato, in particolare il Muslim ban” del 2017, sostenendo che quelle restrizioni “hanno evitato agli USA gli attacchi che hanno devastato l’Europa”.

Nonostante l’attentatore fosse egiziano, l’Egitto non è incluso tra i Paesi soggetti a limitazioni, una scelta che ha già sollevato critiche da parte di alcune organizzazioni per i diritti civili, come l’ACLU, che ha definito il provvedimento “politicamente motivato e inefficace”.

Accuse a Cuba e Venezuela: “Paesi che non collaborano”

Nel documento ufficiale pubblicato dalla Casa Bianca si legge che Cuba è considerata “sponsor del terrorismo” e che il regime non collabora nella condivisione di informazioni né nel rimpatrio dei cittadini espulsi. Per quanto riguarda il Venezuela, il testo sottolinea la mancanza di un’autorità centrale affidabile per il rilascio di documenti e la scarsa cooperazione nella verifica dell’identità dei cittadini.

Il ministro degli Interni venezuelano, Diosdado Cabello, ha replicato in diretta TV: “Essere negli Stati Uniti è un grande rischio per chiunque, non solo per i venezuelani”.

Harvard nel mirino: stop ai visti per studenti stranieri

La stretta migratoria colpisce anche il settore dell’istruzione. Trump ha infatti vietato il rilascio di visti per studenti stranieri che intendono iscriversi all’Università di Harvard, accusata implicitamente di essere diventata “un punto di accesso per interessi stranieri non verificabili”.

Nel comunicato ufficiale, il presidente afferma: “È necessario limitare l’ingresso di cittadini stranieri che cercano di entrare nel Paese esclusivamente o principalmente per partecipare a corsi presso Harvard o a programmi di scambio accademico”. La misura è stata interpretata come un’escalation delle tensioni tra l’amministrazione Trump e le università considerate liberal, come Harvard e Columbia University, quest’ultima già sotto processo per una possibile revoca dell’accreditamento.

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