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Cyber security e viaggiatori d’affari: come proteggersi dalle minacce digitali in trasferta

In questo articolo

La gestione dei rischi legati alla cyber security è ormai un elemento imprescindibile per le aziende che organizzano trasferte all’estero. Esperti di settore e travel manager condividono best practice nel webinar di GBTA Italia
Nel corso di un recente webinar organizzato da GBTA Italia e AIPSA, esperti come Roberta Billè, Presidente GBTA Italia, Teresa Gravante, Senior Security Manager presso a2a ed Elisa Amerio, Travel Manager di Siemens, hanno fatto il punto sulle minacce informatiche che colpiscono chi viaggia per lavoro.
Tra le più insidiose spicca il juice jacking, ossia il rischio di infezione da malware tramite stazioni di ricarica USB pubbliche, ad esempio in aeroporti. Non meno pericolosi sono i malware veicolati dalle reti Wi-Fi compromesse, come avvenuto nella nota dark hotel campaign, o i rischi legati al download di app non ufficiali e all’apertura di email sospette.

Da non sottovalutare il fenomeno del visual hacking, ossia l’osservazione non autorizzata di dati sensibili da parte di terzi su mezzi pubblici, come treni o aerei, in assenza di filtri privacy sugli schermi.

Il ruolo del travel manager nella tutela dei viaggiatori

Come evidenziato da Elisa Amerio, “il travel manager non è un tuttologo, ma ha il compito di sensibilizzare e collaborare con le divisioni aziendali preposte alla security”. Nelle aziende più strutturate, come Siemens, esistono divisioni dedicate alla cyber security che formano continuamente i dipendenti, attraverso training digitali e simulazioni di attacchi di phishing. Anche in A2A, come ha raccontato Teresa Gravante, è la funzione security a guidare il processo di gestione del rischio viaggio, in stretta collaborazione con HSE, HR e travel management.

Pre-trip, during trip e post-trip: un approccio olistico

La tutela del viaggiatore parte prima della trasferta con accorgimenti come l’aggiornamento dei dispositivi, il backup dei dati, l’uso di power bank per evitare il juice jacking e il rispetto delle policy aziendali. Durante il viaggio è importante disattivare connessioni automatiche, evitare Wi-Fi non sicuri e monitorare costantemente i propri dispositivi. Dopo la trasferta, alcune aziende effettuano un post-trip interview per verificare eventuali criticità e migliorare le misure di mitigazione.

Nel modello A2A, ad esempio, ogni viaggio viene valutato tramite un’analisi dei tre rischi principali (geopolitico, sanitario e cyber), con informazioni mirate inviate al viaggiatore e, nei casi più critici, la fornitura di device “dedicati” e privi di dati sensibili.

ISO 31030: lo standard per la gestione dei rischi travel

La norma ISO 31030 rappresenta un valido riferimento per le aziende che vogliono strutturare un sistema efficace di gestione del rischio viaggio ha sottolineato Roberta Billè. Pur non essendo obbligatoria, consente di mappare i rischi, valutarne la gravità e definire policy adeguate. “È  essenziale che i processi di risk management siano dinamici e aggiornati, per far fronte all’evoluzione delle minacce cyber e geopolitiche“.

La geolocalizzazione tra protezione e privacy

Uno dei temi più delicati è la geolocalizzazione dei viaggiatori tramite app aziendali. A2A, ad esempio, offre ai dipendenti un’app per comunicare con la Security Control Room e inviare segnali di ‘check-in‘ in caso di emergenza, lasciando però al lavoratore la possibilità di attivare volontariamente il tracking. La collaborazione con la Farnesina, attraverso l’uso dell’app “Dove siamo nel mondo”, rappresenta un ulteriore supporto per la sicurezza in caso di eventi estremi.

Credit: https://www.internationalsos.it/

Il valore della collaborazione

Mettere tutti allo stesso tavolo” è il mantra che emerge dall’esperienza condivisa: il travel manager, il security officer, l’HSE e gli esperti cyber devono lavorare insieme per un obiettivo comune. E laddove l’azienda non disponga internamente di tutte le competenze, è fondamentale affidarsi a partner qualificati, incluse le TMC e le associazioni come GBTA e AIPS.

In sintesi, la sicurezza del business traveller passa da formazione, consapevolezza e un approccio integrato e dinamico alla gestione del rischio.

Leggi Anche: Viaggi pericolosi, la nostra intervista a Daniele Grassi, International SOS

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