Non erano semplici abiti da lavoro. Con tagli puliti, tessuti morbidi e un’estetica minimalista, Armani portò sugli aerei della compagnia di bandiera il suo linguaggio stilistico, rendendolo immediatamente riconoscibile anche a 10mila metri di quota. Per sette anni quelle divise furono il volto con cui Alitalia si presentava al mondo.
Il greige come biglietto da visita
La palette scelta era un greige elegante, a metà tra grigio e beige: una tonalità che comunicava discrezione e raffinatezza, distante dai colori accesi e dalle linee rigide delle uniformi aeree dell’epoca. Lo stilista trasformò così hostess, steward e personale di terra in ambasciatori di uno stile italiano sobrio ma inconfondibile, che non aveva bisogno di ostentazione.

Le divise rimasero in uso fino al 1998 e sono ancora ricordate come una delle interpretazioni più riuscite del dialogo tra moda e aviazione. Un progetto che raccontava alla perfezione la filosofia di “Re Giorgio”: eliminare il superfluo per dare spazio all’essenziale. Anche nell’accogliere un passeggero a bordo.
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