Il 2025 resterà negli annali per il disastro aereo più letale degli ultimi anni in India. Il Boeing 787-8 Dreamliner di Air India, diretto a Londra, precipita poco dopo il decollo da Ahmedabad. Tra i 279 morti, Vishwash Kumar Ramesh, cittadino britannico seduto all’uscita di emergenza 11A, ne esce praticamente illeso.

Filmato mentre zoppica tra le macerie, con lividi e sangue, racconta: “Ho visto persone morire davanti a me, ho strisciato attraverso il buco del portello e sono uscito. Non so come ho fatto”. La sua posizione e la prontezza hanno fatto la differenza: sedile vicino all’uscita, lucidità e istinto di sopravvivenza. Esperti di sicurezza dei trasporti citati dal Guardian hanno parlato di un ‘miracolo statistico’.

Juliane Koepcke: 11 giorni nella giungla amazzonica
23 dicembre 1971, Lima: Juliane Koepcke, 17 anni, figlia di zoologi tedeschi, precipita con un Lockheed L-188 Electra della LANSA sopra la giungla amazzonica peruviana, colpita da un fulmine. La caduta da 3.000 metri le frattura la clavicola e ferisce occhi e mani, infestati da larve.
Sola e disidratata, attraversa fiumi, affronta serpenti e animali selvatici per 11 giorni, guidata dalle abilità di sopravvivenza apprese da bambina. Trova soccorso presso un campo di taglialegna che le cura le ferite e la trasporta in canoa fino alla civiltà. La sopravvivenza è stata possibile grazie ai tre sedili collegati a lei che hanno attenuato l’impatto e alla fitta vegetazione della foresta che ha smorzato la caduta. Dopo l’incidente, Koepcke torna in Germania Ovest, completa gli studi in biologia e ritorna in Perù come ricercatrice.

Vesna Vulović: la hostess caduta da oltre 10.000 metri
26 gennaio 1972, volo JAT tra Copenaghen e Belgrado: un’esplosione a bordo del DC-9 fa precipitare l’aereo nei boschi della Cecoslovacchia. Vesna Vulović, 22 anni, viene intrappolata da un carrello portavivande nella fusoliera.
Sopravvive a una caduta di 10.160 metri, ed entra nei Guinness dei primati. Ricoverata per 27 giorni in coma, rimane paralizzata temporaneamente dalla vita in giù. La pressione sanguigna bassa e la posizione della fusoliera contribuiscono a proteggerla dall’impatto. Diventa un’eroina nazionale jugoslava, riceve premi e riconoscimenti, tra cui uno da Paul McCartney. Vulović continua a lavorare nella compagnia aerea, ma solo in ufficio, fino alla morte nel 2016.

Cecelia Cichan: quattro anni e sola tra le macerie
16 agosto 1987, Detroit: il volo MD-80 della Northwest Airlines precipita poco dopo il decollo. La piccola Cecelia Cichan è l’unica sopravvissuta tra 156 persone. La madre, Paula, la copre con il proprio corpo mentre l’aereo si schianta, salvandole la vita.
Cecelia riporta gravi ustioni e fratture multiple, cresce con il trauma e il senso di colpa. Anni dopo, racconta nel documentario Sole Survivor come il ricordo della madre sia stato decisivo per affrontare la tragedia e per costruire la sua vita. Il vigile del fuoco che la recuperò dal relitto diventa un amico di famiglia e ospita il suo matrimonio nel 2006.

Bahia Bakari: nove ore alla deriva nell’Oceano Indiano
30 giugno 2009, volo Yemenia 626: Bahia Bakari, 12 anni, rimane l’unica sopravvissuta tra 152 persone. L’Airbus A310 si disintegra in mare mentre stava per atterrare alle Comore. Bahia, senza saper nuotare e senza giubbotto salvagente, si aggrappa a un pezzo di fusoliera e galleggia per nove ore al buio, fino a essere recuperata da pescatori locali. Trasportata a Parigi, riporta fratture e ustioni, ma sopravvive miracolosamente. Il suo coraggio infantile diventa simbolo di resilienza estrema.
Quattro bambini sopravvissuti 40 giorni nella giungla colombiana
Nel maggio 2023, il mondo intero rimase col fiato sospeso davanti alla storia dei quattro bambini colombiani che riuscirono a sopravvivere 40 giorni da soli nella giungla amazzonica dopo un incidente aereo. I fratelli – Lesly (13 anni), Soleiny (9), Tien (4) e la piccola Cristin (1 anno) – vennero trovati debilitati ma vivi, in un’operazione di ricerca che vide impegnati centinaia di militari e membri delle comunità indigene.
L’aereo su cui viaggiavano con la madre e altri adulti precipitò il 1° maggio 2023 nel cuore della foresta. La madre morì nello schianto, lasciando i bambini soli a lottare per la vita. Da quel momento iniziò una corsa contro il tempo: soldati e volontari indigeni setacciarono la giungla metro per metro, mentre l’eco della vicenda faceva il giro del mondo.
A guidare i fratelli fu il coraggio della maggiore, Lesly, che grazie alle conoscenze del popolo Huitoto riuscì a trasformare la foresta in una fonte di sopravvivenza. Individuò frutti commestibili e semi selvatici, costruì rifugi di fortuna contro la pioggia incessante e trovò acqua potabile. Per giorni i bambini si nutrirono anche con un sacco di farina di manioca recuperato tra i rottami dell’aereo.
Il 9 giugno, dopo più di un mese di ricerche, avvenne il ritrovamento. I bambini erano provati, disidratati e con ferite ai piedi, ma ancora vivi. Fondamentale fu l’aiuto di Wilson, un cane addestrato dell’esercito che riuscì a fiutare le loro tracce, diventando l’eroe silenzioso di questa incredibile odissea.
Tuula Annikki Hyyärinen: due incidenti nello stesso giorno
1979, Islanda. Tuula Annikki Hyyärinen, una donna finlandese, sopravvive allo schianto di un piccolo aereo turistico. Ferita e sotto shock, viene soccorsa in elicottero insieme agli altri superstiti. Ma il destino le riserva un secondo incubo: l’elicottero precipita durante il volo di salvataggio. Tuula riesce a salvarsi anche questa volta, con ferite ma viva. Una doppia tragedia nello stesso giorno che sembra uscita da un film, ma che lei ha vissuto davvero. Ancora oggi è considerata uno dei casi più incredibili di sopravvivenza multipla nella storia dell’aviazione.
Miracoli e coincidenze: quando la vita sceglie chi salvare
Dall’India alla Colombia, dall’oceano alla giungla, questi sopravvissuti condividono fattori decisivi: fortuna, prontezza, conoscenze pratiche e circostanze straordinarie. Ma la sopravvivenza non è solo fisica: il trauma psicologico e il senso di colpa sono spesso pesanti quanto le ferite. Perché io si e gli altri n0?
Queste storie non parlano solo di fortuna, ma di resilienza, istinto e coraggio.
Non esistono regole precise: a volte bastano un gesto, un’ombra di fortuna, la posizione nel sedile, o l’istinto più primordiale per fare la differenza. Queste sei storie ci ricordano che, anche di fronte all’impossibile, la vita può sorprendere in modi incredibili. Sono racconti di sopravvivenza, ma anche di umanità: la determinazione di chi non si arrende mai e trova miracolo nell’istante giusto.
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