affitti brevi CIN obbligo 1 gennaio 2025

Affitti brevi: un business da 42 miliardi l’anno che chiede regole chiare

In questo articolo

Il settore degli affitti brevi in Italia cresce e vale oltre 42 miliardi di euro l’anno, ma la frammentazione normativa rallenta lo sviluppo. Aigab sollecita una legge quadro nazionale per garantire chiarezza e tutela agli operatori

Gli affitti brevi in Italia rappresentano oggi un vero e proprio pilastro dell’economia turistica. Secondo i dati presentati agli Stati Generali degli affitti brevi 2025, organizzati a Milano da Aigab (Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi) con il patrocinio del Ministero del Turismo e del MIT, il giro d’affari complessivo sfiora i 42 miliardi di euro l’anno.
Nel dettaglio, 8,2 miliardi derivano dalle prenotazioni dirette, mentre l’indotto turistico generato da viaggiatori e ospiti arriva a 33 miliardi di euro. A questo si aggiunge un volume d’affari di oltre 600 milioni legato alle ristrutturazioni degli immobili destinati a locazioni brevi.

Crescono introiti e prenotazioni, calano però le case disponibili

Nonostante il quadro positivo, emerge un dato in controtendenza: la disponibilità di immobili sul mercato online è diminuita. Nel 2025 si contano circa 499 mila appartamenti attivi, con un calo dell’1% su base annua e picchi fino al -7% nei mesi estivi.
Secondo Marco Celani, presidente Aigab, intervistato da Il Sole 24 Ore, la causa principale è la burocrazia locale:

“Le normative di Regioni e Comuni hanno reso più complesso mettere online gli appartamenti. Questo ha ridotto la capacità di vendere notti e portato a un rialzo dei prezzi”.

Normative frammentate: un ostacolo allo sviluppo

Uno dei temi centrali discussi agli Stati Generali è stato quello delle regole frammentate sul territorio nazionale. Nonostante l’introduzione del CIN (Codice Identificativo Nazionale), permangono regolamentazioni diverse da regione a regione e addirittura da comune a comune, creando confusione tra operatori e proprietari.
Aigab chiede con forza una legge quadro nazionale che armonizzi le regole, limiti l’autonomia interpretativa delle amministrazioni locali e chiarisca i diritti dei proprietari.

Il ruolo dei proprietari: il 96% del mercato

Un aspetto spesso sottovalutato riguarda i player che animano il settore. Ben il 96% delle case pubblicate online appartiene a proprietari singoli, che nella maggioranza dei casi utilizzano l’affitto breve come forma di integrazione al reddito.
Celani ha sottolineato come spesso gli affitti brevi vengano accusati di favorire lo spopolamento dei centri storici, ma i numeri raccontano un’altra realtà:

  • solo l’1,4% delle abitazioni italiane è destinato agli affitti brevi
  • contro un 26-28% di immobili vuoti a livello nazionale

Un’opportunità per contrastare l’emergenza abitativa

Secondo Aigab, il vero nodo non è il mercato privato, ma la gestione degli immobili pubblici non utilizzati. «Le città italiane – ha evidenziato Celani – sono piene di immobili vuoti di proprietà pubblica che potrebbero essere destinati all’emergenza abitativa, prima di restringere i diritti del privato».

Il comparto degli affitti brevi si conferma un segmento strategico per il turismo italiano, capace di generare indotto e occupazione. Tuttavia, senza una cornice normativa chiara e uniforme, rischia di perdere competitività. Gli Stati Generali hanno ribadito l’urgenza di un intervento legislativo nazionale che valorizzi un mercato da 42 miliardi l’anno, cruciale per l’attrattività delle destinazioni italiane e per l’equilibrio del sistema turistico.

Leggi Anche: Bed-and-Breakfast.it: primo portale italiano con il 100% di strutture conformi al CIN

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