Fare squadra in Italia è possibile o resta solo uno slogan? La domanda, posta durante il BizTravel Forum, tocca uno dei nervi scoperti del Made in Italy. La risposta di Luca Patanè, presidente di Uvet e di Uvet American Express Global Business Travel, è diretta e priva di retorica: «Fare squadra è molto difficile».
Una difficoltà che, secondo Patanè, non è solo italiana. In tutto il mondo la collaborazione tra imprese raramente nasce in modo spontaneo: spesso serve una spinta esterna, qualcuno che imponga regole e obiettivi comuni. Succede soprattutto nei momenti di crisi, quando non ci sono alternative e il sistema è costretto a reagire insieme.
Individualità e qualità: il paradosso italiano
Il cuore del problema, però, è culturale. L’Italia è il Paese dell’imprenditore non omologabile, dell’individualità come valore. Ed è proprio questa caratteristica a rendere il Made in Italy unico, ma allo stesso tempo fragile quando si parla di fare sistema.
Patanè lo spiega con un esempio concreto: piccoli produttori che realizzano poche centinaia di migliaia di bottiglie all’anno contro i grandi gruppi internazionali che arrivano a produrne decine di milioni. La differenza non è solo nei numeri, ma nella scelta strategica: meno quantità, più qualità.
«Non sarò l’uomo più ricco del mondo – osserva – ma sarò un uomo che fa grande qualità». Un approccio che tutela l’eccellenza, ma che rende complesso costruire modelli industriali davvero condivisi.
Dal contesto al mercato: come si costruisce il gioco di squadra
Fare squadra, però, non è impossibile. Secondo Patanè, il percorso deve partire da vicino: istituzioni, governo, banche, cioè il contesto in cui le imprese operano. Poi viene il rapporto con i fornitori, ciascuno con esigenze e priorità diverse, e infine quello con i clienti.
In questa fase storica, il presidente di Uvet intravede segnali incoraggianti. C’è più fiducia reciproca, maggiore disponibilità all’aiuto e una consapevolezza crescente: non si cresce da soli.
«Non cresce Uvet da sola – conclude Patanè – cresce tutto il sistema». Una sintesi efficace di una sfida che riguarda non solo il travel management, ma l’intero ecosistema del Made in Italy, chiamato a restare unico senza rinunciare alla forza del gioco di squadra.
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