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Affitti brevi, l’Emilia-Romagna prepara la stretta: “Più regole per tutelare i residenti”

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La Regione mette sotto esame locazioni turistiche e cambi di destinazione d’uso. Preoccupati gli operatori del settore, che parlano di misure sproporzionate

Dopo la Toscana, anche l’Emilia-Romagna si prepara a varare una normativa regionale sugli affitti brevi. L’obiettivo dichiarato è “assicurare l’equilibrio tra la tutela della residenzialità e la promozione dell’offerta turistica“, ma le bozze in circolazione già fanno discutere.

Il provvedimento, voluto dal presidente della Regione Michele De Pascale e dagli assessori Giovanni Paglia (Casa) e Roberta Frisoni (Turismo e Commercio), dovrebbe arrivare all’approvazione entro la fine del 2025. Il testo è ancora in fase di confronto con le parti interessate, ma la direzione è chiara: introdurre nuovi obblighi e vincoli urbanistici per gli immobili destinati alle locazioni brevi, in aggiunta alle norme già previste a livello nazionale.

Obbligo di cambio di destinazione d’uso e limiti comunali

Tra le novità più rilevanti, la Regione prevede che tutti gli appartamenti destinati ad affitti brevi dovranno effettuare un cambio di destinazione d’uso, rientrando in una nuova categoria specifica: ‘locazione breve’, inserita all’interno della classe funzionale turistico-ricettiva.

Una volta convertiti, gli immobili sarebbero soggetti a ulteriori limiti e controlli. I Comuni, infatti, potranno individuare nelle proprie pianificazioni urbanistiche le aree in cui questa destinazione sarà ammessa, esclusa o vincolata a determinate condizioni. In pratica, i sindaci avranno il potere di autorizzare o bloccare nuove locazioni brevi, regolando la presenza di appartamenti turistici nei diversi quartieri.

Marco Celani di Aigab risponde: “Misura ingiustificata e dannosa”

Le prime reazioni degli operatori del settore non si sono fatte attendere. Marco Celani, presidente dell’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi (Aigab), definisce la proposta “una inutile limitazione della libertà dei proprietari”:

“Gli appartamenti destinati agli affitti brevi in Emilia-Romagna rappresentano appena lo 0,7% del totale degli immobili, la metà della media nazionale — spiega Celani — Non c’è alcuna emergenza che giustifichi una stretta simile. Dare nuovi poteri ai Comuni rischia di creare un quadro frammentato e di bloccare il mercato, soprattutto con i nuovi vincoli sui cambi di destinazione d’uso”.

Gli operatori temono inoltre un aumento dei costi e della burocrazia per i proprietari, oltre a un possibile calo dell’offerta turistica, con impatti economici negativi sulle città d’arte e sulle località balneari della regione.

Regole più rigide per gestire un fenomeno in crescita

L’intento della Regione resta quello di limitare l’impatto degli affitti brevi sui centri urbani, soprattutto nei comuni a forte vocazione turistica, dove l’aumento delle locazioni a breve termine ha ridotto la disponibilità di alloggi residenziali.

La stretta emiliano-romagnola segue quella già avviata dalla Toscana, e si inserisce nel più ampio dibattito nazionale sulla regolamentazione del settore. A livello statale, infatti, è ancora in discussione il disegno di legge sugli affitti brevi, che introduce l’obbligo di codice identificativo nazionale e limiti più chiari per i proprietari.

Se approvata nei tempi previsti, la legge regionale dell’Emilia-Romagna potrebbe diventare uno dei modelli più restrittivi in Italia, segnando un nuovo capitolo nella gestione del fenomeno delle locazioni turistiche.

Leggi Anche: Affitti brevi, un business da 42 miliardi l’anno che chiede regole chiare

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