Tensioni geopolitiche, interruzioni delle catene di approvvigionamento e criminalità informatica saranno i principali fattori di rischio per i viaggi d’affari nel 2026. A dirlo è il Risk Outlook 2026 di International SOS (ISOS), società specializzata nella gestione dei rischi legati ai viaggi e alla sicurezza dei lavoratori mobili.
Il report avverte che le organizzazioni si muovono ormai in un contesto in cui la volatilità “non è più l’eccezione, ma l’ambiente operativo”. Uno scenario aggravato non solo da crisi geopolitiche e commerciali, ma anche dagli effetti sempre più evidenti dei cambiamenti climatici.
Rischi più rapidi delle aziende: il dato che preoccupa
Il rapporto si basa su un sondaggio condotto su 860 professionisti della salute, della sicurezza e del risk management in 94 Paesi. Il dato più allarmante?
Il 57% degli intervistati afferma che i nuovi rischi emergono più velocemente rispetto alla capacità delle loro aziende di gestirli.
“I rischi si intersecano, interrompono e aumentano più rapidamente di quanto i cicli di pianificazione tradizionali possano assorbire”, scrive nel report Arnaud Vaissié, presidente e CEO di International SOS.

Capitale umano sempre più vulnerabile
Secondo Vaissié, oggi le aziende devono affrontare una convergenza di pressioni senza precedenti: frammentazione geopolitica, calamità naturali, aumento dei costi, crescente polarizzazione sociale. A tutto questo si aggiunge un elemento spesso sottovalutato nei travel program: la salute mentale dei dipendenti, sempre più sotto stress.
“Il capitale umano non è mai stato così strategicamente importante o così vulnerabile”, sottolinea il CEO di ISOS.
Sicurezza e salute: crescono i rischi, non i budget
Quasi due terzi degli intervistati (64%) dichiarano che i rischi per la sicurezza sono aumentati negli ultimi 12 mesi. Il 43% segnala un incremento dei rischi per la salute, con percentuali simili previste anche per il 2026.
Il problema? Le risorse non seguono lo stesso ritmo:
- 66% degli specialisti della sicurezza
- 68% degli esperti sanitari
ritengono che i budget resteranno invariati nel 2026, mentre un professionista su dieci teme addirittura dei tagli.

Geopolitica in cima alla lista delle preoccupazioni
Guardando all’orizzonte del 2026, la geopolitica è indicata come il principale fattore di incertezza dal 47% degli intervistati. Seguono:
- criminalità informatica (27%)
- instabilità politica (26%)
- perturbazioni commerciali (26%)
- incertezza normativa (24%)
Secondo International SOS, questi rischi non vanno considerati isolatamente: si rafforzano a vicenda e continueranno a influenzare i viaggi d’affari anche nel prossimo anno.
Cyber attacchi in aumento: aeroporti e compagnie nel mirino
Il report mette in guardia anche sull’aumento degli attacchi informatici. Citando il Cyber Intelligence Threat Integration Center del governo statunitense, ISOS ricorda che nel 2024 sono stati monitorati 2.593 attacchi ransomware nel mondo, in crescita del 15% rispetto al 2023.
Nel 2025, diversi episodi di alto profilo – dagli attacchi a più aeroporti europei fino alla violazione dei dati di Qantas – hanno dimostrato quanto un cyber incident possa provocare interruzioni operative e danni reputazionali significativi.

Un mondo sempre meno pacifico
Sul fronte geopolitico, il rapporto richiama anche il Global Peace Index dell’Institute for Economics and Peace, che nel 2025 ha registrato 159 conflitti tra Stati, il numero più alto dalla fine degli anni ’40.
I principali focolai citati includono:
- guerra in Ucraina
- conflitto tra Israele e Gaza
- guerra civile in Sudan
- disordini in Cambogia e Thailandia
A questi si aggiungono le incursioni di droni nello spazio aereo di alcuni Paesi UE, che rendono “più concreto il rischio di conflitti sul suolo europeo”.
Viaggi silenziosi: il rischio invisibile del lavoro da remoto
Uno dei capitoli più delicati del report riguarda i cosiddetti “viaggi silenziosi”: trasferte di lavoro non dichiarate effettuate da dipendenti che operano da remoto.
Secondo ISOS, molte aziende sono state colte di sorpresa da richieste di assistenza provenienti da lavoratori in difficoltà sanitaria o di sicurezza in Paesi in cui non avrebbero dovuto trovarsi.
I numeri parlano chiaro:
- solo il 22% delle organizzazioni è in grado di monitorare questi spostamenti
- appena il 17% è preparato a gestire incidenti medici o di sicurezza legati ai viaggi non dichiarati

Un’area grigia anche dal punto di vista legale
Il report sottolinea che l’obbligo di diligenza del datore di lavoro in questo contesto non è ancora stato realmente testato in tribunale. Tuttavia, International SOS invita le aziende a chiarire in anticipo che tipo di supporto possono garantire a chi non comunica la propria ubicazione.
Solo il 50% degli intervistati afferma che le politiche aziendali stabiliscono limiti chiari al lavoro da remoto internazionale.
Cosa devono fare le aziende nel 2026
La raccomandazione finale di ISOS è netta:
i viaggi silenziosi devono entrare a pieno titolo nella gestione dei travel risk, nelle procedure di risposta alle crisi e nelle valutazioni assicurative.
“Come minimo – conclude il report – le comunicazioni interne dovrebbero incoraggiare un confronto preventivo con i manager prima di qualsiasi spostamento e chiarire che il supporto aziendale potrebbe non essere completo in località non dichiarate”.
Un messaggio chiaro per travel manager e responsabili HR: nel 2026, ignorare il rischio non è più un’opzione.
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