Con la sentenza n. 163 depositata il 5 novembre 2025, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità di alcune delle principali disposizioni introdotte dal cosiddetto “Decreto Salvini” (D.L. 143/2018, convertito nella legge 12/2019), che regolava in modo restrittivo il settore del noleggio con conducente (NCC).
La pronuncia arriva a seguito del ricorso presentato dalla Regione Calabria, che aveva sollevato un conflitto di attribuzione nei confronti dello Stato, sostenendo che le norme imposte limitassero eccessivamente l’autonomia economica e la libera concorrenza del comparto.
Secondo la Corte, alcune restrizioni introdotte dal decreto “eccedono gli scopi perseguiti dallo Stato” e si pongono in contrasto con gli articoli 3 e 41 della Costituzione, che tutelano il principio di uguaglianza e la libertà di iniziativa economica privata.

Le norme annullate: tempi di prenotazione, contratti e app obbligatoria
Tre sono le disposizioni dichiarate incostituzionali dalla Consulta:
- Il vincolo dei 20 minuti tra prenotazione e inizio corsa
La norma imponeva che, se il servizio NCC non partiva dalla rimessa, dovessero trascorrere almeno 20 minuti tra la prenotazione e la partenza. La Corte ha ritenuto questo limite “sproporzionato e discriminatorio”, poiché di fatto riduceva la possibilità per gli NCC di competere con i taxi e accedere a una clientela più ampia.
Non è la prima volta che tale misura viene contestata: la stessa restrizione era già stata annullata con la sentenza n. 56 del 2020, per violazione dei principi di concorrenza. - Il divieto per gli intermediari di stipulare contratti di durata con gli NCC
Alberghi, agenzie di viaggio e tour operator non potevano stipulare contratti continuativi con i noleggiatori. Anche in questo caso la Corte ha giudicato la norma “irragionevolmente limitativa” e non proporzionata agli obiettivi dichiarati di contrasto all’abusivismo, evidenziando come essa penalizzasse la normale operatività commerciale del settore. - L’obbligo di utilizzare l’app ministeriale per il foglio di servizio elettronico
Il decreto prevedeva che gli NCC fossero obbligati a compilare il foglio di servizio tramite un’unica applicazione sviluppata dal Ministero dei Trasporti. Tale obbligo – già annullato in precedenza dal TAR Lazio – è stato giudicato lesivo del principio di neutralità tecnologica, in quanto escludeva altre soluzioni digitali equivalenti e meno invasive.
Un segnale per il futuro della mobilità privata
La sentenza segna un punto di svolta nel dibattito sulla regolamentazione del trasporto non di linea. Già negli anni scorsi, la Corte aveva più volte richiamato la necessità di un quadro normativo aggiornato, capace di tenere conto dei cambiamenti tecnologici e delle nuove forme di mobilità urbana.
Misure come il blocco del rilascio di nuove licenze NCC o l’introduzione di limiti operativi rigidi sono state spesso criticate anche da associazioni di categoria come ANITraV e Unione NCC Italia, secondo cui tali vincoli ostacolano l’innovazione e la competitività del settore.
Con questa decisione, la Consulta invita implicitamente il legislatore a ripensare la disciplina del noleggio con conducente in chiave più moderna, equilibrata e coerente con il principio europeo di libera concorrenza, valorizzando la digitalizzazione come leva di trasparenza e non come vincolo burocratico.
“Una vittoria di civiltà giuridica e di libertà economica”, hanno commentato le principali associazioni di categoria, auspicando ora un dialogo costruttivo tra Governo, Regioni e operatori per definire regole più eque e sostenibili.

In particolare Muoviti Italia accoglie con favore la sentenza.
“Servono regole efficaci, non barriere che penalizzano cittadini e imprese – dichiara Andrea Giuricin, portavoce di Muoviti Italia – È ora che la parola passi al Parlamento, per una riforma della mobilità on-demand capace di superare vincoli normativi fermi al 1992 e di garantire servizi digitali, rapidi e trasparenti.”
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