La IV conferenza nazionale Uam alla Next Generation Mobility di Torino

15/06/2023
Si parla tanto di vertiporti, ma gli spazi per gli eVtol, nei cieli e a terra, ci sono già: ovvero le aerovie e gli eliporti già usati dagli elicotteri

Si è tenuta durante la terza edizione dell’evento Next Generation Mobility  a Torino, organizzato da Clickutility Team e dallo Studio Comelli (vedi su Fleet Magazine il report dell’evento cliccando qui), la quarta conferenza nazionale Uam, a cui hanno partecipato diversi esperti di questo settore in fase di lancio, moderati dal pilota e giornalista esperto di aviazione in tutte le sue forme, Sergio Barlocchetti, ma anche Arianna Censi, assessore alla mobilità del Comune di Milano, che ha “giustificato” la sua presenza perché questo settore “afferisce all’ecosistema delle città, dove vive oltre il 60% delle persone. La trasformazione della città è intimamente legata alla trasformazione della mobilità. E noi abbiamo le Olimpiadi per riconsegnare una città migliore nel post evento. E sin dal ’21 abbiamo fatto una delibera con Sea per promuovere e sostenere l’innovazione nella 3° dimensione, anche se i numeri iniziali saranno piccoli”.

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Uam, con i piedi ben saldi per terra

“Non vendiamo sogni, ma solide realtà”. Il moderatore dell’incontro avrebbe potuto prendere in prestito la fortunata pubblicità di un noto palazzinaro romano per introdurre la conferenza nazionale di un settore che…fa sognare, ma che ad oggi ha bisogno di essere pragmatico. E un po’ tutti gli speaker che si sono susseguiti a parlare sono stati pragmatici.

Partendo da un assunto: “per il territorio non cambia molto, perché questi velivoli dovranno necessariamente sostituire come modalità di trasporto gli elicotteri. Che rispetto agli eVtol sono più rumorosi e, una volata a regime, anche più costosi”. Insomma i taxi volanti – o meglio dire i velivoli electric vertical take-off and landing (eVtol, appunto) – andranno, nelle intenzioni, anche per le aerovie da occupare, lo spazio che gli elicotteri non riescono a soddisfare appieno. “E non bisogna dimenticare che l’80% degli organi vengono trasportati con business jet. Che spesso vengono utilizzati anche per percorrenze di 250-300 km” aggiunge Barlocchetti.

La visione di Ita-Airways

La strada è segnata, ora la parola ai legislatori. Che oggi tra Faa negli Stati Uniti ed Easa in Europa hanno idee diverse, mentre “dovrebbero trovare uno standard comune” commenta Paolo Arpellino, responsabile business development di Ita-Airways che, come compagnia aerea, è molto interessata a questi mezzi di trasporto, perfetti da integrare con i voli classici: “e chi meglio di una compagnia aerea può far volare persone in sicurezza? Naturalmente con pilota a bordo” aggiunge, spiegando che saranno quattro le fasi (quando non è ancora chiaro…Parigi 2024, Osaka 2025, Milano-Cortina 2026…) per lo sviluppo di questo settore: Point to Point (al posto di elicotteri e business jet, circa 80 km di percorrenze), Feederaggio per le compagnie aeree (vedi la Francia, per percorrenze sotto i 300 km), per noi “un Napoli-Roma sarebbe perfetto”, argomenta Arpellino, e, infine, dei collegamenti con una Rete di vertiporti in tutte le località non raggiunte oggi da altri mezzi.

Il basso spazio aereo e lo sviluppo tecnologico

Tutti i prototipi che decine di start up stanno presentando sono depressurizzati e senza riscaldamento. Quindi, almeno per il trasporto urbano, il gioco si regge nel “basso spazio aereo. Dove volano i droni” come afferma proprio il presidente dell’associazione italiana per i light RPAS Nicola Nizzoli il quale, al momento non si occupa di trasporto persone.

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Leonardo con Poste

Giampaolo Conte, Program Manager Advanced Air Mobility per Leonardo,  sottolinea come la sua azienda “abbia un piede in tutti i segmenti del volo”, e quindi anche nei droni, sia per trasporto persone, sia per merci: “nel 2021 abbiamo avviato uno studio con Poste per il trasporto logistico del middle mile, che si differenzia da quello di Amazon che è solo last Mile. Ovvero trasportare merci dai centri di distribuzione a quelli di assestamento. Con mezzi con un carico dai 50 kg in su“.

36mesi+6 per lanciare un vero servizio

Per un progetto sensato anche in questo ambito ci vogliono “36 mesi di progettazione +6 mesi di attività, per far diventare questo un business economicamente sostenibile. Noi stiamo facendo un progetto per collegare un arcipelago ora di difficile raggiungimento. Ma non ci possiamo fidare troppo di modelli virtuali di oggi non sono oggi un granché” afferma Giorgio Guglieri, Professore al Politecnico di Torino, che evidenzia l’importanza degli studi universitari divisi i 9 settori (“spoke”), tra cui anche quello di Air Mobility, coordinato da Ferruccio Resta. Progetti però che necessitano di essere testati, come permette ora la città di Torino, in due spazi ben precisi, il Parco Dora e il Parco Valentino, come spiega Gianfranco Todesco, Responsabile Drone Unit Torino, Città di Torino. E, naturalmente, come le auto di batterie “leggeri e capienti” come sta studiando Luca Bono, Presidente di be2hub che ha partecipato anch’esso all’evento.

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