Il Radisson Red di Madrid è originale e comodo, ma è meglio mangiare altrove

06/02/2023
Il Radisson Red di Madrid è in una posizione centralissima, di fianco al Prado e a Plaza Mayor. Ci siamo stati, tra tecnologia e un design indubbiamente particolare, ma la ristorazione...

Su queste colonne si parla di business travel, e questo anche perché chi scrive per primo viaggia spesso per lavoro. Di recente sono andato a Madrid per realizzare uno dei miei contenuti, e in questo caso l’hotel che è stato scelto è il Radisson Red, la linea più giovane e giovanile del gruppo alberghiero statunitense che punta su tecnologia e design moderno.

Si distingue anche perché dichiaratamente orientato ai Millennials (1980-1996). Ma dato che chi scrive è parte dei Gen-Z, generazione successiva (1997-2010) e nota per essere alquanto critica, vi racconto come mi sono trovato, e se questo hotel è davvero così moderno o se deve aggiornarsi un po’.

Indubbiamente particolare

Partiamo col dire che il Radisson Red di Madrid si trova in una posizione molto felice: affaccia infatti in Calle de Atocha 123, letteralmente di fianco al Real Jardin Botanico e quindi al Museo del Prado, nonché al Palazzo di Cristallo, e al più grande Parque de El Ritiro; e ancora al Museo d’arte Reina Sofia, e a meno di 1 chilometro da Plaza Mayor.

Radisson Red Madrid

Sicuramente nelle pause dal lavoro, nei momenti liberi, visitare l’elegante capitale spagnola non sarà difficile, almeno nel suo nucleo più centrale, e anche di sera si è direttamente in centro, senza fare troppo affidamento sui mezzi. Lato pratico, dispone di un comodo parcheggio sotterraneo, in modo da poterci arrivare anche in auto.

Radisson Red Madrid

All’ingresso possiamo notare subito l’orientamento contemporaneo e giovane del design, anche se comunque si vede che chi ha scelto gli arredi tanto giovane non era. Comunque, il rosso è l’elemento preponderante come annuncia li nome, espresso in statue, quadri e anche oggetti d’arredo. I pavimenti spaziano dal marmo al linoleum, con uno stile post-contemporaneo diviso tra industriale e chic. Subito all’ingresso il ristorante da una parte, il bar per la colazione o il dopocena dall’altra, mentre al centro si c’è la breve strada verso i receptionist e quindi il check-in.

Radisson Red Madrid

Ci sono anche tre sale riunioni, che possono essere personalizzate con i loghi della propria azienda, e godono di pannello dove proiettare slide e filmati, comode poltrone e uno spazio informale ma comunque piacevole. Due sono con tavolo e sedie, più classiche; una con le citate poltrone, per eventi in stile conferenza come il nostro.

La tecnologia c’è

Ogni camera ha un’estetica studiata: l’elemento scuro è preponderante, e questo per far risaltare gli oggetti rossi che comprendono le penne, i bicchieri per gli spazzolini in bagno, e il telefono col design anni cinquanta, in effetti questo molto apprezzato da chi ormai ha superato i 30 – tra i colleghi, quasi tutti se lo volevano portare via o chiedere dove fosse stato comprato.

Lo stesso concept è ripreso dai quadri appesi in camera, tutti nello stesso (strano) stile intravisto giù alla reception. Sono infatti foto che imitano i ritratti fatti a esponenti di famiglie reali e nobili dell’Acient Régime, come si nota dalle pose e dai vestiti a dir poco fastosi indossati dai modelli, ma in chiave spiccatamente moderna e quasi dissacrante. Per esempio, la gigantografia sopra il mio letto ritrae una ragazza su sfondo nero, interamente vestita in bianco, con dettagli in chiffon che richiamano l’epoca settecentesca, e un casco rosso.

L’altro poster era lo stesso visto anche sopra il divanetto sopra gli ascensori. A tal proposito, inizialmente non avevo molto capito a cosa servisse, ma la lentezza degli ascensori (ben 3), mi ha fatto ricredere molto presto. Tornando all’opera, mi ha ricordato molto Billy Porter, l’attore e cantante statunitense che ogni anno agli Oscar o altri eventi mondani si diverte a unire estetiche di abiti tipicamente maschili con ampi gonnoni. Più o meno anche il modello del quadro aveva questa estetica un po’ fluida (ricordiamo il target della catena), abbinata a una tiara in testa, un casco in mano, il tutto sopra una vespa. Gli ultimi due, rigorosamente rossi.

Altri elementi di stravaganza: un faro d’Islanda, Scozia o Faroe (comunque nord Europa) a farci compagnia sotto la doccia, anch’esso rosso; e il mobiletto del frigo-bar senza frigobar, ma vuoto.

A parte queste scelte, che sono divertenti e rendono la camera indimenticabile, non posso lamentarmi dei comfort. Sul letto si sta bene, la doccia ha un soffione ampio e caldo, gli asciugamani erano sufficientemente morbidi e puliti. C’era anche la macchina del caffè (rossa), la TV e una buona connessione internet. Inoltre, le prese non avevano solo il classico spinotto, ma anche due USB, una di tipo A e una di Tipo C. Una disposizione ottimale che evita di andare in giro con troppi spinotti, e la presenza della Type-C fa la felicità dei possessori dei nuovi Macbook e iPhone dal 12 in su.

Pranzo e cena da migliorare

Se la posizione e i comfort interni sono buoni, lato ristorazione c’è da lavorare. Il pranzo è stato fatto tardi, sia per gli orari spagnoli sia perché comunque per aspettare tutti e per una certa lentezza del transfert in hotel ci siamo arrivati alle 15.30.

Al ristorante del piano terra ci hanno servito, sempre lentamente, crocchette di pollo, prosciutto e dei ravioli, e si salvavano solo le crocchette.

Il vero dramma però è stata la cena, che invece si è svolta al rooftop dell’hotel, dove c’è un secondo ristorante con vista sulla città, e con balconata che si apprezza in primavera e in estate. Madrid, infatti, in inverno è particolarmente fredda.

Esteticamente riprende colori e stile degli altri piani, e si divide in bancone dove si serve l’aperitivo, e tavoli per lo più rotondi, abbastanza comodi.

Le tre portate si dividevano in pesce, carne e dolce: il primo era decisamente andato a male, e sovrastato da una quantità d’aglio esagerata; della seconda si salvava il contorno, in quanto era troppo gelatinosa in stile Simmenthal; il dolce è l’unica cosa che ho finito, una sorta di crema catalana un po’ solida, non eccezionale ma comunque commestibile.

Un peccato, anche se va detto che era un menu “speciale” fatto apposta per l’evento. In camera avevo avuto modo di guardare il menu, e sembra che di default il ristorante faccia sushi e altri piatti asiatici. E forse sarebbe stato meglio così.

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