Israele non sarà presente al TTG Travel Experience 2025, la grande fiera internazionale del turismo in programma dall’8 al 10 ottobre a Rimini. Lo ha deciso l’Italian Exhibition Group dopo la lettera inviata dal sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad, e dal presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, in cui si chiedeva espressamente che lo stand israeliano venisse rimosso.
La lettera congiunta sottolineava come, pur essendo stata fino al 2024 prassi abituale la compresenza degli stand di Palestina e Israele alla fiera, la situazione drammatica nel conflitto di Gaza renderebbe ‘inopportuna’ la partecipazione di Israele.
Il sindaco Sadegholvaad ha scritto: “Non crediamo davvero che oggi sia eticamente e moralmente accettabile proporre come destinazioni di vacanza luoghi di guerra, terrore e morte“, aggiungendo che accordi commerciali non possono ignorare le parole di condanna verso le violenze del governo Netanyahu espresse anche dal governo italiano e dalla Commissione Europea.
Reazioni: Santanchè e Camaranna tuonano
Il ministro del Turismo, Daniela Santanchè, ha reagito con sorpresa e forte disaccordo. In un comunicato ufficiale ha dichiarato: “Apprendo con stupore la decisione dell’Italian Exhibition Group che asseconda le richieste del PD di escludere dalla Fiera TTG di Rimini lo stand di Israele. Stupore sia perché il turismo è e dev’essere un ponte di pace, un’opportunità di conoscersi abbattendo barriere e pregiudizi. Sia perché l’Italia non ha mai discriminato nessuno, avendo da sempre fatto dell’ospitalità una delle sue prerogative“.
Santanchè ha sottolineato che la funzione del turismo dovrebbe restare neutrale sul piano politico, un veicolo di dialogo, non di divisione.
Dalla Fratelli d’Italia, l’onorevole Camaranna ha definito la decisione una “scelta sbagliata“, denunciando che l’esclusione di Israele dal TTG rappresenta un errore politico e istituzionale. Camaranna ha sostenuto che il turismo non può diventare uno strumento che segue l’ideologia o la campagna elettorale, ma deve rimanere aperto a tutti i Paesi, anche in tempi difficili.
La replica di Israele
Dura la risposta anche da parte di Tel Aviv. L’ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled, ha parlato apertamente di “propaganda elettorale“, sottolineando come la decisione non solo danneggi l’immagine di Israele, ma vada contro lo spirito stesso di una manifestazione internazionale come il TTG, che dovrebbe essere luogo di dialogo e scambio. “È una scelta politica che penalizza non solo Israele, ma anche il turismo come strumento di avvicinamento fra i popoli“, ha commentato, esprimendo disappunto per la decisione presa da Regione e Comune.
Una fiera che diventa caso politico
La vicenda TTG non resta confinata alle dinamiche fieristiche: diventa un banco di prova su come l’Italia gestisce i rapporti tra turismo e politica internazionale. La scelta di Rimini apre un precedente che potrebbe influenzare altre manifestazioni di settore, chiamate a decidere se mantenere la neutralità o prendere posizione di fronte a conflitti globali.
In un momento in cui il turismo vale oltre il 10% del Pil nazionale, la domanda resta aperta: fiere e destinazioni devono restare terreno neutro, come chiede il governo, o farsi portavoce di sensibilità etiche e scelte valoriali, come invocano enti locali e cittadini? Rimini ha tracciato una linea netta: ora toccherà agli operatori e alle istituzioni capire se seguirla o tentare di riportare il turismo nel suo ruolo originario di ponte tra i popoli.
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