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Un’ombra nel Mar Giallo che fa paura: ecco il nuovo ekranoplano cinese

In questo articolo

Avvistato un misterioso velivolo nel Mar Giallo: è un nuovo ekranoplano cinese, ibrido tra nave e aereo. Il suo impiego? Potrebbe avere implicazioni strategiche su Taiwan

Una fotografia sfocata, pubblicata sui social e rilanciata dal portale specializzato Naval News, ha acceso l’attenzione della comunità internazionale. L’immagine mostra un velivolo ibrido, con ali corte, quattro motori in fila sul dorso e una grande coda a T: tutti elementi che lo identificano come un ekranoplano, cioè un veicolo che sfrutta l’effetto suolo (Wing-In-Ground effect, WIG) per planare a bassa quota sopra l’acqua.

Credit: https://www.navalnews.com/

Il mezzo è stato avvistato nel Mar Giallo, più precisamente nel Golfo di Bohai, a nord-est della Cina. Gli analisti lo hanno già ribattezzato il ‘Mostro del Mare di Bohai’, rievocando il celebre ‘Mostro del Caspio’ sovietico degli anni ’60. La colorazione grigia e le caratteristiche tecniche suggeriscono un utilizzo militare.

Cos’è un ekranoplano e perché fa paura

Gli ekranoplani nascono in Unione Sovietica negli anni ’50, grazie al lavoro dell’ingegnere navale Rotislav Evgenevic Alekseev e dell’italiano di Fiume Roberto Bartini, trasferitosi in URSS nel 1923. Si tratta di velivoli progettati per volare a pochi metri dalla superficie dell’acqua, sfruttando la portanza generata dalla sovrappressione tra le ali e il suolo.

Negli anni della Guerra Fredda, modelli come il Lun e l’Orlyonok spaventarono gli USA: erano pensati per trasportare truppe, lanciare missili e compiere operazioni rapide e sorprendenti, eludendo i radar tradizionali. Tuttavia, dopo la caduta dell’URSS, la maggior parte di questi veicoli finì abbandonata, come il Lun, oggi arrugginito in una spiaggia del Daghestan.

Credit: https://www.geopop.it/

Il progetto cinese: erede degli idrovolanti sovietici?

Il nuovo ekranoplano cinese, dalle dimensioni simili al già noto idrovolante AG600, presenta diverse analogie con i modelli sovietici: coda a T con doppi stabilizzatori verticali, ugelli dei motori orientati verso il basso e apertura alare corta. Elementi che sembrano confermare una derivazione diretta, seppur aggiornata, dei progetti sovietici.

Il contesto militare in cui è stato avvistato – e la zona strategica in cui si trova, vicina a Taiwan – solleva interrogativi geopolitici. Gli ekranoplani sono ideali per il trasporto veloce di truppe, operano al di sotto della soglia radar, ma necessitano di acque relativamente calme. Il Mar Cinese Meridionale, teatro di tensioni crescenti, potrebbe diventare il loro campo d’azione privilegiato.

Credit: https://www.geopop.it/

Gli Stati Uniti rispondono con il Liberty Lifter

La tecnologia WIG non è però esclusiva cinese. Negli USA, la DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) sta sviluppando il Liberty Lifter, un velivolo anfibio a doppia fusoliera pensato per operare anche con mare mosso. Il progetto, ispirato al Pelikan di Boeing, prevede un ekranoplano con 10 gondole motore, eliche spingenti e sistemi avanzati di controllo aero-idrodinamico. Obiettivo: garantire trasporto strategico a lungo raggio, a basso costo e alta flessibilità.

Il Liberty Lifter, in fase di prototipazione, dovrebbe volare entro il 2025. È l’ennesimo segnale che le grandi potenze stanno rivalutando il concetto di ekranoplano come soluzione ibrida tra nave e aereo, in grado di superare limiti e vulnerabilità di entrambi.

liberty lifter. Crediti: https://www.aurora.aero/

Navi, aerei o qualcosa di nuovo?

Dal punto di vista normativo, gli ekranoplani restano un ibrido difficile da classificare: sono navi o aerei? Una nave ha grande capacità di carico ma è lenta e vulnerabile. Un aereo è veloce ma necessita di piste. L’ekranoplano, invece, decolla dall’acqua, vola basso, è rapido e versatile. Se la tecnologia si affinerà, potrebbe avere un ruolo rilevante anche in campo civile: trasporto passeggeri, rifornimenti, soccorsi.

La Cina sembra averlo capito. E mentre gli USA progettano, Pechino potrebbe già testare sul campo il proprio ‘uccello d’acciaio’. Un messaggio chiaro per gli equilibri nel Pacifico.

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