Domenica sera, poco prima delle 23, il Senato degli Stati Uniti ha approvato con 60 voti favorevoli e 40 contrari la misura procedurale che segna la fine dello shutdown federale, iniziato il 1° ottobre. Dopo quasi sei settimane di blocco, che hanno paralizzato numerosi servizi pubblici e messo in congedo circa 1,4 milioni di dipendenti federali, l’accordo bipartisan apre la strada alla riapertura delle attività governative fino al 30 gennaio 2026.
Otto senatori democratici hanno rotto con la leadership del partito per sostenere il compromesso proposto dai repubblicani. Decisivo il voto favorevole del senatore John Cornyn (Texas), arrivato a Washington all’ultimo momento per garantire il quorum necessario.
“Sembra che ci stiamo avvicinando molto alla fine dello shutdown“, ha dichiarato il presidente Donald Trump ai giornalisti, salutando l’intesa come “una vittoria per il popolo americano”.

Impatto sui trasporti aerei: caos e ripartenza lenta
Lo shutdown – il più lungo nella storia recente degli Stati Uniti – ha avuto ripercussioni pesantissime sul sistema dei trasporti, in particolare sull’aviazione civile.
Secondo i dati della Federal Aviation Administration (FAA), durante le settimane di blocco oltre 17.000 controllori di volo e 24.000 tecnici e ispettori della sicurezza sono stati costretti a lavorare senza stipendio o a rimanere a casa.
Gli effetti si sono immediatamente riflessi su tutto il sistema aeroportuale: migliaia di voli cancellati o ritardati, tempi di attesa record ai controlli di sicurezza TSA e operazioni ridotte negli scali più trafficati, tra cui Atlanta, Chicago O’Hare e Los Angeles International Airport.
Il portavoce dell’Air Traffic Controllers Association (NATCA) ha dichiarato al Washington Post che «il sistema ha funzionato al limite della sicurezza operativa». La mancanza di personale e i turni straordinari hanno creato una situazione “insostenibile” che, se fosse durata ancora, avrebbe potuto portare a “un collasso del traffico nazionale“.
Con la riapertura del governo, la FAA potrà riprendere la piena attività e garantire il pagamento degli stipendi arretrati a tutto il personale. Tuttavia, gli analisti del settore avvertono che il ritorno alla normalità richiederà almeno due settimane, complici le verifiche di sicurezza sospese e le ispezioni tecniche rimandate.
I contenuti dell’accordo
Il pacchetto legislativo approvato al Senato prevede:
- la riammissione di tutti i dipendenti federali e il pagamento retroattivo degli stipendi;
- il rifinanziamento del programma SNAP per i sussidi alimentari, da cui dipendono oltre 42 milioni di americani;
- un impegno dei repubblicani a votare a dicembre un disegno di legge scelto dai democratici per estendere i crediti d’imposta dell’Affordable Care Act (Obamacare), utilizzati da 20 milioni di cittadini;
- l’introduzione di un processo di bilancio bipartisan per evitare futuri shutdown.
L’accordo dovrà ora essere approvato dalla Camera dei Rappresentanti e poi firmato dal presidente Trump.

Trump: “Bonus da 2mila dollari per gli americani”
Parallelamente all’intesa sul bilancio, Trump ha annunciato un bonus di almeno 2.000 dollari per ogni cittadino americano, esclusi i redditi più elevati. Il presidente ha spiegato che la misura sarà finanziata dai dazi imposti sul commercio internazionale: «Ora siamo il Paese più ricco e rispettato del mondo, quasi senza inflazione», ha scritto sulla piattaforma Truth Social, rivendicando la propria politica economica.
L’annuncio arriva pochi giorni dopo che la Corte Suprema ha espresso dubbi sulla legalità dell’uso dei “poteri economici di emergenza” per imporre dazi globali, un punto cruciale della strategia economica trumpiana.

Lo scenario politico e i prossimi passi
Dietro l’accordo, un lavoro di mediazione durato tutto il weekend, condotto dal leader della maggioranza John Thune con il supporto delle senatrici democratiche Jeanne Shaheen e Maggie Hassan e dell’indipendente Angus King.
Non sono mancate tensioni interne. Il senatore Bernie Sanders ha definito l’accordo “orribile”, accusando i repubblicani di “aver guadagnato tempo” senza risolvere i nodi centrali del welfare.
Ma per ora, la priorità resta la riapertura del Paese. Con la ripresa delle attività federali, torneranno operativi anche i centri di controllo del traffico aereo, i parchi nazionali, gli uffici passaporti e i servizi di sicurezza aeroportuale.
La riapertura dei cieli americani sarà il simbolo più visibile della fine dello stallo: secondo la società di analisi OAG, nelle prossime 48 ore gli scali statunitensi torneranno al 95% della capacità operativa pre-shutdown.
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