Volare oggi non significa più semplicemente acquistare un biglietto. Quello che un tempo era un servizio tutto incluso si è trasformato in un mosaico di opzioni aggiuntive, che i passeggeri possono (o devono) scegliere durante la prenotazione. Dai bagagli alla selezione dei posti, fino all’imbarco prioritario, ogni aspetto del viaggio è diventato un’opportunità di guadagno per le compagnie aeree. Ed è qui, in questi ricavi accessori, che il settore trova oggi il suo tesoro più prezioso.
Un business che decolla
Secondo il CarTrawler Yearbook of Ancillary Revenue 2024, i ricavi accessori hanno raggiunto un record di 117,9 miliardi di dollari nel 2023, superando i 109,5 miliardi registrati nel 2019, ultimo anno pre-pandemia. E le previsioni per il 2024 parlano di un’ulteriore crescita fino a 148,4 miliardi di dollari.
A guidare questa trasformazione sono soprattutto le compagnie low-cost. Vettori come Ryanair e Spirit Airlines ottengono oltre la metà dei loro ricavi totali dai servizi accessori, una percentuale impensabile fino a qualche anno fa. Anche le compagnie tradizionali, come American Airlines e United Airlines, stanno spingendo su questa leva per fronteggiare i costi crescenti, dal carburante al personale, mantenendo al contempo competitive le tariffe base.
Questo modello non è esente da critiche. In Spagna, il Ministero dei Diritti Sociali ha multato alcune compagnie aeree per l’applicazione di costi ritenuti poco chiari o ingiusti, come l’addebito per il bagaglio a mano. In molti altri Paesi, le associazioni dei consumatori stanno chiedendo maggiore trasparenza per evitare che i passeggeri si trovino a fare i conti con spese impreviste.
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Chi guadagna davvero nei cieli?
I dati del 2023 evidenziano due approcci nettamente distinti tra le compagnie aeree. Da una parte, le compagnie tradizionali generano dai servizi accessori circa il 10-20% dei ricavi totali, poiché adottano un modello integrato che mira a offrire un servizio più completo e inclusivo. Dall’altra, le compagnie low-cost si differenziano per il modello “pay-per-use”, in base al quale ogni esigenza del passeggero viene proposta come opzione aggiuntiva a pagamento, e che permette loro di superare spesso il 50% dei ricavi totali grazie ai servizi extra.
Questa differenza si riflette anche nella percezione dei clienti. Compagnie come Qatar Airways e Singapore Airlines, premiate per qualità e trasparenza, ottengono punteggi elevati nelle classifiche di soddisfazione. Al contrario, alcune low-cost faticano a mantenere la fiducia dei clienti, che spesso si trovano a fare i conti con costi imprevisti o difficili da calcolare in fase di prenotazione.
Una strategia che divide
Nonostante le critiche, il boom dei ricavi accessori non accenna a rallentare. Le compagnie stanno sfruttando le tecnologie digitali per ampliare l’offerta: pasti gourmet, sedili con più spazio per le gambe, pacchetti di intrattenimento. Ogni scelta è un’occasione per incrementare i profitti, rendendo l’esperienza di volo sempre più personalizzabile.
Tuttavia, questa strategia presenta dei rischi. Se i costi extra continueranno a essere percepiti come ingannevoli o sproporzionati, i passeggeri potrebbero reagire negativamente, compromettendo la sostenibilità del modello. Trasparenza e chiarezza saranno fondamentali per mantenere la fiducia dei clienti e garantire il successo a lungo termine.
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