A Milano è appena approdato un nuovo servizio di mobilità che ha obiettivi bassi: solo rivoluzionare il sistema. Stiamo parlando di Wayla: il primo servizio italiano di van pooling. Fondato da cinque giovani imprenditori, Wayla è più di una semplice alternativa al trasporto pubblico e ai servizi di ride-sharing tradizionali: è una risposta concreta alle difficoltà di spostarsi in città durante le ore notturne. Con percorsi dinamici, prenotazioni tramite app e un modello sostenibile, la startup promette di migliorare l’efficienza degli spostamenti urbani, riducendo l’uso di auto private. Fondata a ottobre 2023, la startup ha già raccolto oltre 900.000 euro tra finanziamenti equity e debito. I fondatori sono cinque amici, freschi di titoli di studio di diverse aree che hanno deciso di dare il loro contributo per cambiare un sistema vecchio, che non regge più.
Abbiamo incontrato Mario Ferretti, uno dei fondatori, per scoprire come è nata l’idea e quali sono le sfide e gli obiettivi di questa giovane realtà pronta a trasformare il modo di vivere la notte milanese.
Wayla, che si legge milanesemente ‘Ueila’, cosa fa esattamente?
Il nostro è un servizio di trasporto urbano condiviso. Usarlo è molto semplice: è sufficiente scaricare la nostra APP. Questo ci permette di conoscere chi salirà sui nostri mezzi, informazione di sicurezza fondamentale per un tipo di servizio condiviso come il nostro. Una volta scaricata si passa a selezionare il punto di partenza, l’orario desiderato di arrivo e poi si seleziona il numero dei passeggeri. L’APP, in base alle informazioni fornite, indicherà il prezzo da pagare che va saldato prima. Le nostre statistiche ci dicono che, rispetto a quanto indicato, l’orario di arrivo può essere posticipato di un massimo di massimo 10/15 minuti, in base a quante altre persone, nel frattempo, avranno prenotato il mezzo. Ma non di più. Il prezzo è chiaramente determinato dalla distanza ma partiamo da una tariffa molto conveniente, a cui si aggiunge la promo del 30% che applichiamo a dicembre ed eventuali sconti per gruppi. Attualmente abbiamo 5 mezzi, ma entro il mese ne arriveranno altri due e così a tendere in una crescita che prevediamo costante nel tempo.
Qual è il vostro target e a quale volete arrivare?
Il nostro servizio, in questo momento, è attivo dal giovedì alla domenica, dalle 19 alle 3 di notte. In poco più di mese dall’inizio dell’attività, si sono registrate oltre 30.000 persone, una risposta che non ci aspettavamo. Il vantaggio è che il nostro è un modello flessibile e possiamo crescere e adeguarci alle richieste velocemente. In questo momento i nostri clienti sono per la maggior parte giovani che, dopo una serata fuori casa, hanno necessitò di rientrare. Ma questo è solo il punto di partenza perché da un progetto B2C vorremmo arrivare anche al mercato B2B, chiaramente allargando la fascia oraria a 24H, 7 su 7. Non solo, a breve proporremo dei servizi specifici come mezzi attrezzati per il trasporto delle carrozzine e dei van dedicati solo a passeggeri donne.
Il vostro è un progetto originale o vi siete ispirati a qualche altra realtà?
Si tratta di un modello che esiste un po’ dappertutto nel mondo, per esempio in America Latina esistono i ‘colectivos’, ma non dispongono di un APP per la prenotazione. In Germania c’è Moia che appartiene al Gruppo Walkswagen. Siamo stati i primi ad averlo portato in Italia, ma aldilà del merito di aver visto una potenzialità in questo progetto, quello che per noi conta davvero è incidere su un sistema che vede ancora 49 veicoli per 100 abitanti. Un’enormità che va sanata con politiche mirate e alternative valide, perché l’uso privato dell’auto va disincentivato per tutte le ragioni che conosciamo bene, a partire dalle emissioni di Co2.
Vi considerati alternativi ai taxi?
Non esattamente. Siamo un servizio diverso: utilizziamo minibus, non autovetture, con un modello di parziale condivisione dei percorsi. A livello normativo, facciamo riferimento alla Legge 218 del 2003 e il nostro libretto di circolazione è classificato M2, cioè bus con conducente sopra i 9 posti. Per operare abbiamo ovviamente ottenuto l’autorizzazione dalla città metropolitana di Milano. Noi pensiamo che ci sia spazio per tutti: il futuro è multicanale, non ha senso vederci come concorrenti. Abbiamo un obiettivo comune: al pari dei taxi, del trasporto pubblico locale, del vehicle sharing e della micromobilità, infatti, miriamo a diminuire l’utilizzo dei veicoli privati. In quest’ottica, entriamo inoltre in una fascia oraria attualmente poco coperta e miriamo a una complementarità con i servizi attualmente a disposizione, inclusi i taxi, in città che hanno bisogno di maggiori opzioni disponibili per i cittadini.
Quali sono i progetti a breve e lungo termine?
Partiamo da un dato che ci riempie di orgoglio, il rating delle nostre corse è del 90%. Chi ci prova, ritorna. Credo che questo sia un ottimo punto di partenza per pensare che potremmo fare bene oltre Milano. È chiaro che dovremmo andare in città dove c’è ‘massa critica’ come Roma e le altre grandi città. Nel lungo termine vorremmo espanderci anche all’estero, ma la crescita deve essere sostenibile. Un passo alla volta.
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