Il fallimento di Air Belgium, dichiarato ufficialmente il 30 aprile 2025, ha lasciato dietro di sé una scia di richieste di rimborso per un totale di quasi 8 milioni di euro, secondo i dati diffusi dall’Ectaa (European Travel Agents’ and Tour Operators’ Associations). Di questa somma, oltre 5 milioni riguardano biglietti venduti attraverso intermediari di viaggio, come agenzie e tour operator.
Già nel settembre 2023, la compagnia belga aveva annunciato la sospensione definitiva dei voli passeggeri per concentrarsi sul trasporto cargo e sul leasing. Da allora è iniziata una procedura di riorganizzazione giudiziaria, culminata nel fallimento di fine aprile. I rimborsi ai passeggeri? Molto probabilmente non arriveranno mai, perché i crediti sono ora soggetti a procedura fallimentare.
Un’occasione irripetibile: la revisione del Regolamento 261/2004
È proprio in questo contesto che l’Ectaa ha rinnovato il proprio pressing sull’Unione Europea, chiedendo a gran voce di includere nella revisione in corso del Regolamento 261/2004 – quello sui diritti dei passeggeri aerei – una protezione obbligatoria in caso di insolvenza delle compagnie aeree.
L’associazione sottolinea come questa sia una finestra normativa unica, forse irripetibile, per introdurre un obbligo che imponga ai vettori di fornire garanzie finanziarie. “Una misura semplice da attuare – si legge nella nota Ectaa – ma capace di offrire la protezione urgente di cui consumatori e intermediari hanno bisogno”.
Le agenzie: le più esposte e le meno protette
Il fallimento di Air Belgium mette ancora una volta in luce la fragilità degli intermediari di viaggio, che si trovano a dover rimborsare i clienti anche quando la compagnia aerea non restituisce loro nulla. Per legge, infatti, quando un biglietto aereo fa parte di un pacchetto turistico, l’organizzatore (spesso l’agenzia) deve garantire un’alternativa, anche se il vettore è fallito.
“Questo comporta un onere finanziario ingiusto – spiega l’Ectaa – soprattutto considerando che il 98% degli intermediari di viaggio sono PMI, spesso microimprese. I biglietti devono essere pagati in anticipo, e in caso di fallimento del vettore, ci vogliono mesi per tentare (spesso invano) di recuperare i fondi”.
Negli ultimi 25 anni, secondo l’associazione, si sono verificati circa 1.200 fallimenti di compagnie aeree. Una frequenza preoccupante, che colpisce clienti, agenzie e contribuenti.
Un modello virtuoso: il fondo danese di garanzia
L’Ectaa continua a promuovere la creazione di un meccanismo europeo di protezione obbligatoria, sul modello del fondo di garanzia danese, che tutela sia i consumatori sia gli intermediari in caso di fallimento di una compagnia aerea. In Danimarca, infatti, esiste già un sistema che consente di ottenere il rimborso dei biglietti in caso di insolvenza del vettore.
“Il caso Air Belgium – ha dichiarato Frank Oostdam, presidente Ectaa – è un promemoria duro ma necessario: l’attuale sistema espone consumatori e agenzie a rischi inaccettabili. Le compagnie devono essere obbligate a fornire coperture finanziarie. Le agenzie sono la spina dorsale del settore, ma senza protezione continuano a pagare per gli errori altrui. È giunto il momento di agire”.
Con milioni di passeggeri colpiti dai crac aerei negli ultimi anni – due esempi: Thomas Cook (2019), Germania (2020) o Flyr (2023) – l’assenza di una tutela efficace diventa insostenibile. L’Ectaa ha messo nero su bianco una proposta concreta, e la palla ora passa al Consiglio dell’Unione Europea.
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