Il tema del welfare aziendale torna al centro del dibattito politico, ma questa volta con un’attenzione particolare ai lavoratori in trasferta. Dopo anni di attesa, infatti, arriva una misura che aggiorna i limiti fiscali di esenzione per le indennità di trasferta, fermi ormai da troppo tempo e poco realistici rispetto ai costi attuali di viaggio e soggiorno.
Secondo la proposta di legge in discussione al Senato, l’esenzione fiscale passerà fino a 219 euro per le trasferte all’estero e fino a 131 euro per quelle in Italia. Si tratta di un adeguamento significativo rispetto agli importi fissati oltre un decennio fa, quando i prezzi di biglietti, pernottamenti e spese quotidiane erano decisamente più contenuti.
Un aggiornamento atteso da lavoratori e aziende
Chi viaggia per lavoro lo sa bene: tra voli, hotel e pasti, le spese si sono alzate ben oltre i rimborsi oggi previsti. Secondo Istat, il costo medio giornaliero di una trasferta in Italia si aggira intorno ai 150 euro, mentre all’estero può facilmente superare i 220 euro. Non stupisce, quindi, che sindacati e associazioni di categoria spingessero da tempo per un aggiornamento delle soglie.
La misura trova spazio nell’articolo 7 della proposta di legge presentata dalla senatrice Paola Mancini (FdI), componente della Commissione Affari Sociali e Lavoro. “Abbiamo completato le audizioni e ci aspettiamo di chiudere l’iter in commissione entro ottobre – ha dichiarato Mancini – così da allineare la riforma con la prossima legge di Bilancio”.
Una boccata d’ossigeno per i lavoratori in trasferta
L’adeguamento delle soglie non è solo una questione tecnica, ma tocca direttamente le tasche dei lavoratori. Un rimborso più alto significa meno imposte da pagare e, di fatto, una maggiore disponibilità economica. Per le imprese, invece, la misura rappresenta un incentivo a investire nuovamente nella mobilità aziendale, fondamentale in un contesto globale che richiede sempre più flessibilità.
Secondo le stime citate da Fipe-Confcommercio, il giro d’affari legato ai viaggi di lavoro in Italia sfiora i 20 miliardi di euro l’anno. Un incremento delle esenzioni fiscali potrebbe dunque tradursi in maggiore competitività per le aziende e in un sostegno indiretto al settore del business travel.
Buoni pasto e fringe benefit: misure parallele
L’innalzamento delle soglie per le trasferte viaggia in parallelo ad altri interventi sul welfare aziendale. Da un lato, si discute l’aumento dei buoni pasto detassati fino a 10 euro, una misura che punta a stimolare i consumi e sostenere ristorazione e retail. Dall’altro, i fringe benefit verranno stabilizzati su valori più alti rispetto al passato, con l’ipotesi di fissare in via strutturale la soglia a 750 o addirittura 1.000 euro annui.
Un passo verso un welfare più moderno
Il disegno complessivo è chiaro: portare il welfare aziendale italiano più vicino agli standard europei. Per i lavoratori in trasferta, che spesso rappresentano la punta di diamante della produttività aziendale, l’aumento della soglia di esenzione è un segnale concreto.
In un momento storico in cui il costo della vita e dei viaggi è cresciuto in maniera significativa, l’aggiornamento delle regole fiscali può trasformarsi in una leva importante: più equità per i dipendenti e un sostegno reale alla competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali.
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