Il settore dei viaggi d’affari torna a rallentare. Secondo l’ultimo sondaggio GBTA, condotto a fine giugno su un campione di 950 operatori tra buyer, travel manager e fornitori, le imprese si stanno muovendo con maggiore cautela: meno trasferte, attenzione ai costi, e una nuova geografia delle destinazioni.
Non si tratta di un crollo, ma di un segnale chiaro: le aziende stanno adattando le proprie strategie a un contesto meno stabile, con più variabili economiche e geopolitiche da considerare.
“La domanda complessiva regge, ma l’incertezza resta alta. Le decisioni economiche e politiche, in particolare negli Stati Uniti, hanno effetti a catena su tutto il settore”, ha dichiarato Suzanne Neufang, CEO di GBTA.
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Cosa dicono i dati
Rispetto al sondaggio di aprile, i segnali di rallentamento sono evidenti:
- Il 48% dei fornitori prevede una diminuzione del fatturato dai viaggi d’affari.
- Il 34% dei buyer stima un calo del volume delle trasferte nel 2025, soprattutto su rotte internazionali (49%).
- Le trasferte nazionali risultano meno colpite, ma comunque in calo del 23%.
- Anche i budget di spesa sono sotto pressione: il 31% prevede tagli, con una riduzione media del 17%.
- Crescono le preoccupazioni legate a sicurezza, carenza di personale e minore disponibilità a viaggiare.
Le aziende guardano oltre gli Stati Uniti
Uno dei trend più interessanti riguarda la direzione dei viaggi. Il 35% dei professionisti non statunitensi dichiara che la propria azienda sta già viaggiando, o prevede di farlo, per cercare nuovi partner commerciali fuori dagli Stati Uniti.
Quali sono le ragioni? Da un lato, la crescente instabilità politica. Dall’altro, la volontà di diversificare mercati e interlocutori. A guidare questa tendenza sono soprattutto le aziende europee (70%) e dell’Asia-Pacifico (53%).
Non solo: il 18% dei buyer segnala che alcuni dipendenti hanno rifiutato viaggi negli USA, citando preoccupazioni legate al clima politico. E il 35% conosce colleghi o clienti che hanno modificato i propri piani per lo stesso motivo (erano il 23% ad aprile).
Meno eventi dal vivo, più riunioni online
Le conseguenze si riflettono anche sull’organizzazione di eventi e incontri dal vivo. In appena due mesi, tra aprile e giugno, si sono registrati aumenti significativi di cancellazioni e riorganizzazioni:

Non si tratta solo di una questione di costi: la percezione di instabilità e la ricerca di soluzioni più snelle stanno riportando in auge le soluzioni digitali, già sperimentate durante la pandemia, ma ora rivalutate per efficienza e flessibilità.
L’ottimismo rallenta, ma il settore si adatta
Il sondaggio GBTA fotografa anche un calo dell’ottimismo. Se a novembre 2024 oltre due terzi degli operatori si diceva fiducioso per il futuro del business travel, oggi la percentuale è più che dimezzata:
- Ottimismo globale: 28% (contro il 31% di aprile)
- Area Asia-Pacifico: 27% (dal 40% di aprile)
- Buyer: 29% (dato stabile)
- Fornitori e TMC: in calo dal 36% al 27%
Le due preoccupazioni principali restano:
- L’aumento dei costi complessivi dei viaggi
- L’aggravarsi degli oneri amministrativi legati alla gestione delle trasferte
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