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Il business travel rallenta: cosa emerge dal sondaggio GBTA di giugno 2025

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L’ultimo sondaggio GBTA conferma il trend: il business travel tiene, ma le aziende rivedono piani, budget e destinazioni. Cresce l’incertezza, cala l’ottimismo. E lo scenario cambia di nuovo

Il settore dei viaggi d’affari torna a rallentare. Secondo l’ultimo sondaggio GBTA, condotto a fine giugno su un campione di 950 operatori tra buyer, travel manager e fornitori, le imprese si stanno muovendo con maggiore cautela: meno trasferte, attenzione ai costi, e una nuova geografia delle destinazioni.

Non si tratta di un crollo, ma di un segnale chiaro: le aziende stanno adattando le proprie strategie a un contesto meno stabile, con più variabili economiche e geopolitiche da considerare.

“La domanda complessiva regge, ma l’incertezza resta alta. Le decisioni economiche e politiche, in particolare negli Stati Uniti, hanno effetti a catena su tutto il settore”, ha dichiarato Suzanne Neufang, CEO di GBTA.

Leggi anche:Viaggi d’affari: la spesa globale toccherà 1,57 trilioni di dollari nel 2025 secondo GBTA

Cosa dicono i dati

Rispetto al sondaggio di aprile, i segnali di rallentamento sono evidenti:

  • Il 48% dei fornitori prevede una diminuzione del fatturato dai viaggi d’affari.
  • Il 34% dei buyer stima un calo del volume delle trasferte nel 2025, soprattutto su rotte internazionali (49%).
  • Le trasferte nazionali risultano meno colpite, ma comunque in calo del 23%.
  • Anche i budget di spesa sono sotto pressione: il 31% prevede tagli, con una riduzione media del 17%.
  • Crescono le preoccupazioni legate a sicurezza, carenza di personale e minore disponibilità a viaggiare.

Le aziende guardano oltre gli Stati Uniti

Uno dei trend più interessanti riguarda la direzione dei viaggi. Il 35% dei professionisti non statunitensi dichiara che la propria azienda sta già viaggiando, o prevede di farlo, per cercare nuovi partner commerciali fuori dagli Stati Uniti.

Quali sono le ragioni? Da un lato, la crescente instabilità politica. Dall’altro, la volontà di diversificare mercati e interlocutori. A guidare questa tendenza sono soprattutto le aziende europee (70%) e dell’Asia-Pacifico (53%).

Non solo: il 18% dei buyer segnala che alcuni dipendenti hanno rifiutato viaggi negli USA, citando preoccupazioni legate al clima politico. E il 35% conosce colleghi o clienti che hanno modificato i propri piani per lo stesso motivo (erano il 23% ad aprile).

Meno eventi dal vivo, più riunioni online

Le conseguenze si riflettono anche sull’organizzazione di eventi e incontri dal vivo. In appena due mesi, tra aprile e giugno, si sono registrati aumenti significativi di cancellazioni e riorganizzazioni:

Fonte: Sondaggio GBTA giugno 2025

Non si tratta solo di una questione di costi: la percezione di instabilità e la ricerca di soluzioni più snelle stanno riportando in auge le soluzioni digitali, già sperimentate durante la pandemia, ma ora rivalutate per efficienza e flessibilità.

L’ottimismo rallenta, ma il settore si adatta

Il sondaggio GBTA fotografa anche un calo dell’ottimismo. Se a novembre 2024 oltre due terzi degli operatori si diceva fiducioso per il futuro del business travel, oggi la percentuale è più che dimezzata:

  • Ottimismo globale: 28% (contro il 31% di aprile)
  • Area Asia-Pacifico: 27% (dal 40% di aprile)
  • Buyer: 29% (dato stabile)
  • Fornitori e TMC: in calo dal 36% al 27%

Le due preoccupazioni principali restano:

  1. L’aumento dei costi complessivi dei viaggi
  2. L’aggravarsi degli oneri amministrativi legati alla gestione delle trasferte

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