Con una crescita dell’8% rispetto al 2022, l’Europa si aggiudica il miglior indice di occupazione alberghiero al mondo, toccando quota 69% lo scorso anno, a pari merito con Australia/Oceania, anch’esso al 69% ma con una in crescita anno su anno da un punto percentuale in più, 9%.
Un successo, quello del Vecchio Continente, registrato dai monitoraggi di Str-Costar sul 2023, che mette da parte le Americhe, ferme al 63% di occupazione, in aumento dell’1%, e il Middle East, al 67% con una modesta crescita del +6%).
L’Asia, senza tenere conto del suo mercato maggiore, la Cina, ha registrato una occupancy del 66% e una crescita del +17% sul 2022. Il mercato cinese invece registra la crescita maggiore, 34% sull’anno precedente, con però il tasso di occupazione più basso: 65%.
L’Europa perde comunque il 4% sul pre-Covid
Dati incoraggianti ma che non appianano il divario con il 2019. Nel confronto con il pre-Covid infatti quasi tutti i Paesi registrano performance negative. L’Europa cede il 4% della sua occupazione, stesso risultato il nord America, mentre la “vicina” Australia (solo in termini di classifica 2022) -7%. La Cina ancora sotto del il 3% con il resto dell’Asia a -7%. Middle East unico mercato con il segno più, al 2%.
In termini di tariffe, invece, Europa e Australia non potrebbero essere così lontane: ai poli opposti della classifica con i 171 dollari dell’Oceania e 155 per l’Europa. In mezzo, le tariffe registrate per il 2023 sono 169 dollari in Middle East e in nord America 158 dollari.
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