Alla ripresa del travel europeo servono più viaggi a lungo raggio

15/05/2023
In Europa nel 2022 sono ripartiti i viaggi e gli arrivi internazionali tornati all'80% dei livelli 2019. Si dovrebbe tornare alla normalità nel 2025, ma i viaggi a lungo raggio restano il “punto debole”.

Il 2022, ormai lo abbiamo detto più volte, è l’anno della vera ripresa dei viaggi in Europa, grazie anche agli arrivi internazionali, che hanno già raggiunto l’80% dei livelli medi del 2019. Un trend in progresso, reso evidente dalla performance osservata nella seconda metà del 2022, tanto da superare la capacità ripristinata.

Secondo la European Travel Commission (ETC) i viaggi internazionali con destinazioni europee raggiungeranno i livelli pre-pandemia nel 2025, ma a guidare la ripresa sono ancora quasi esclusivamente quelli a corto raggio. Un problema, data l’elevata inflazione delle economie europee, che impatta ovviamente sui costi di viaggio, con prezzi dei biglietti aumentato già oltre il 20%, che potrebbe frenare la mobilità interna.

Se il potere di spesa continua ad essere ridotto, i risparmi accumulati durante la pandemia hanno permesso di far crescere la domanda repressa per tutto il 2022. Una dinamica in scemando e che ora dovrà essere compensata grazie alla riapertura dei mercati a lungo raggio, particolare l’area Asia-Pacifico.

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L’Europa ha bisogno di viaggi a lungo per superare l’inflazione

Il ritorno al lungo raggio è essenziale per il recupero completo degli arrivi, ma anche dei pernottamenti e delle spese dei visitatori extra-europei, che prima della pandemia rappresentavano un quarto delle camere occupate del Vecchio Continente. Ad oggi – sottolinea ETC – questa quota di viaggiatori copre solo il 20% rispetto ai dieci anni precedenti.

Il forecast ETC è quindi di una ripresa dei viaggi a lungo raggio più lenta rispetto alle performance della domanda a corto raggio.

I mercati chiave della ripresa

Stati Uniti

Gli Stati Uniti rimangono il più grande mercato extra-Ue (nel 2019 rappresentavano 1/4 degli ingressi), che grazie alla forza del dollaro hanno permesso già oggi un discreto rimbalzo nella domanda. I viaggi dagli Stati Uniti all’Europa riacquisteranno oltre l’80% dei livelli pre-pandemia quest’anno (nel 2024 la ripresa completa), tornando anche a visitare destinazioni dell’Europa occidentale e settentrionale (tagliato fuori, per il momento, l’Est a causa del conflitto tra Russia e Ucraina).

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Cina

C’è poi la Cina (il 10% degli ingressi nel 2019), che sulla base dei dati delle prenotazioni anticipate, sta già vivendo una ripresa, seguita da mercati regionali – Australia e Giappone – che hanno mantenuto le frontiere chiuse più a lungo e ora registrano una crescita modesta. Per il momento comunque gli ingressi dalla Cina recupereranno solo il 60-70% dei livelli pre-pandemia, con una chiusura del 2023 intorno al 50% sul 2019. Il pieno recupero non è previsto fino al 2026, perché ci vorrà tempo per ripristinare la fiducia dei viaggiatori a lungo raggio.

India e Brasile

Ripresa più rapida per i viaggi dall’India e dal Brasile, tuttavia questi mercati rimangono relativamente piccoli per la maggior parte delle destinazioni europee:  l’India ha significato solo il 5% dei viaggi verso l’Europa, mentre il Brasile il 3% nel 2019. Inoltre, l’importanza di questi mercati varia considerevolmente per destinazione, ad esempio i viaggiatori dal Brasile sono più concentrati in Portogallo.

Gli arrivi dall’India all’Europa dovrebbero essere inferiori del 20-30% sul 2019 nel 2023, tornando alla normalità nel 2025. Stessi livelli per l’anno in corso dal Brasile, che dovrebbe anche pareggiare i livelli pre-pandemia nel 2025.

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