Tra le privatizzazioni del Governo Meloni anche le Fs

09/01/2024
Oltre a Eni, Mps, Poste Italiane e RaiWay, l'esecutivo vuole vendere una quota minoritaria anche delle Fs

Ci sono anche le Ferrovie dello Stato, insieme a Eni, Mps, Poste Italiane e RaiWay, le società che l’esecutivo di Giorgia Meloni vuole privatizzare almeno in parte per raggranellare un tesoretto da spendere per mantenere, almeno in parte, le promesse elettorali delle ultime elezioni. Vendita di una quota minoritaria di della holding FS –  fa sapere il premier – che includerebbe anche Rfi, la Rete ferroviaria italiana. Che prima dovrebbe venir quindi valutata, così come tutti gli asset nel perimetro delle holding, tra cui anche Anas. Con, si dice, tempi lunghi per una eventuale vendita.

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Quanti soldi per lo Stato?

Secondo Andrea Giuricin, economista dei trasporti all’Università di Milano Bicocca e fondatore della società di consulenza TRA Consulting che noi sentiamo spesso anche per la il trasporto aereo (vedi qui un suo intervento in un nostro telegiornale, il BT Mag, proprio sull’acquisto da parte di Italo, rivale dei Frecciarossa, da parte di MSC), Trenitalia potrebbe valere almeno 5-6 miliardi di euro, se Italo è stata venduta al colosso dei cargo e delle crociere a 4,2 miliardi, debiti compresi. Ma in pancia all’operazione oltre alla Rete, ci sarebbe anche una società in salute come quella dell’Alta Velocità, i Frecciarossa, e una parte, quella dei regionali, ancora troppo legata ai contratti regionali, che arriveranno a scadenza nel 2032. E che, al momento, non sempre hanno avuto perfomance positive com’è successo nell’Alta Velocità.

La strategia di internazionalizzazione non cambierà

La strategia – anche in caso di cambio al timone del gruppo di Luigi Ferraris, uno dei tanti manager pubblici con il mandato in scadenza ma che potrebbe restare saldo alla guida del vettore ferroviario anche per il prossimo triennio – non cambierà, con un forte focus sull’internazionalizzazione. Con l’obiettivo di passare da 1,6 miliardi di euro di ricavi dall’estero nel 2021 a circa 5 nel 2031. Grazie allo sbarco in mercato come quello spagnolo, quello francese, quello greco e quello britannico. Con altre operazioni in cantiere.

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