Gbta: il business travel torna a crescere dopo la pandemia

01/02/2023
Secondo il sondaggio fatto della Global travel Business Association, il 2023 potrebbe essere l'anno della ripartenza per il settore dei viaggi d'affari dopo post-pandemia. Sempre più dipendenti compiono trasferte di lavoro organizzate dalle aziende anche fuori dai confini nazionali. Prospettive incoraggianti che devono affrontare lo spettro della nuova ondata di contagi di Covid-19 in Cina.

Finalmente! Tutta la (lunga) filiera del business travel tira un sospiro di sollievo. Il 2023 registrerà infatti un aumento dei viaggi d’affari rispetto al 2022, secondo il sondaggio compiuto dalla Global Business Travel Association, associazione indipendente specializzata nei viaggi di lavoro, che noi di BusinessMobility.travel abbiamo potuto vedere in anteprima. Una ricerca, quella compiuta da Gbta, ha preso come campione più di 600 professionisti del settore, con domande focalizzate soprattutto sul primo trimestre 2023.

Tanto i lavoratori quanto i travel supplier prevedono un 2023 nel quale sempre più aziende decideranno tornare a investire nei viaggi d’affari, mandando sempre più lavoratori in giro per  il mondo. Settori come finanza, assicurazioni e consulenza stanno  già mostrando i segnali più forti della crescita della spesa per il business travel.

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“Nonostante le continue preoccupazioni globali di una recessione – dichiara Suzanne Neufang, ceo di Gbta – la maggior parte dei corporate travel manager indica che le loro aziende hanno previsto per quest’anno più viaggi di lavoro rispetto al 2021″.

Un settore, quello del business travel, che si dimostra ottimista nonostante le continue sfide economiche, dovute anche all’incertezza che circonda il ritorno del Covid della Cina, il più grande mercato mondiale dei viaggi d’affari.

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La ricerca nel dettaglio

Nonostante lo spettro della recessione, moltissimi travel manager prevedono un 2023 pieno di viaggi d’affari. Con il 78% degli intervistati che si aspetta che le aziende per le quali lavorano organizzerà più viaggi d’affari rispetto al 2022. Ottimisti anche i viaggiatori, con quelli che si aspettano di effettuare lo stesso numero di viaggi al 15% o una quantità inferiore, al 7%.

Anche le agenzie di business travel si aspettano il tanto atteso rilancio del settore, messo in seria crisi dai due anni di pandemia. Quasi nove fornitori su dieci (86%) prevedono che la spesa delle aziende nel 2023 sarà molto più alta (26%) o comunque leggermente più alta (60%) rispetto al 2022. Anche a causa a un forte aumento dei prezzi.

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Rispetto agli anni precedenti, la situazione dei viaggi d’affari interni appare decisamente migliorata. La quantità di prenotazioni per il domestic business travel si aggira intorno al 67%, rispetto a quelle fatte nel 2019. Molto bene anche il comparto dei viaggi internazionali, con una spesa corrente tornata a circa il 58%.

Tra le realtà lavorative che nel 2022 hanno visto la crescita maggiore nel volume dei viaggi d’affari ci sono:

  • Finanza e assicurazioni (34%)
  • Liberi professionisti, consulenza, reparti scientifici e tecnici (32%)
  • Software, hardware e tecnologia (25%)

I comparti che hanno visto invece un’evoluzione meno rilevante sono stati:

  • Servizi educativi (6%)
  • Amministrazione pubblica (5%)
  • Associazioni e fondazioni no-profit (5%)

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I dubbi sulla Cina

Una crescita che ha comunque investito qualsiasi settore e che è riuscita a concretizzarsi nonostante il ritorno dello spettro del Covid-19. Dopo aver aperto i suoi confini ai viaggi business e non solo, la Cina ha registrato una nuova impennata di casi di coronavirus e alcuni paesi, tra cui Stati Uniti, Giappone e anche l’Italia hanno reintrodotto test e tamponi per i passeggeri in arrivo da Pechino. Tra tutti gli intervistati da GBTA, il 56% sostiene la rigidità di queste misure di sicurezza mentre il 18% ritiene che i requisiti dovrebbero essere più “soft”.

Quasi la metà del campione pensa che queste soluzioni portino a una riduzione significativa (15%) o moderata (37%) del numero di viaggi di lavoro da e verso la Cina mentre un quarto degli intervistati (26%) reputa che tali misure di protezione non vadano a impattare sul settore del business travel.

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