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Classifica ICCA: l’Italia è la terza nazione al mondo per il Mice

30/05/2023
Un risultato raggiunto grazie alla sempre maggiore popolarità del Bleisure. Un business che potrebbe raggiungere quota 360 miliardi di dollari già nel 2027

L’Italia è il terzo paese a livello globale (e secondo in Europa) per il Mice. Da dopo la pandemia, il nostro Paese è riuscito infatti a scalare la classifica stilata dall’ICCA – International Congress and Convention Association andandosi a piazzare, con oltre 522 meeting svolti durante il 2022, dietro solo alla Spagna (528) e gli Stati Uniti (690).

La Top Ten di ICCA

Posizione                                                       Nazione                                               Numeri di eventi organizzati

1 Stati Uniti 690
2 Spagna 528
3 Italia 522
4 Germania 484
5 Francia 472
6 Regno Unito 449
7 Portogallo 294
8 Paesi Bassi 253
9 Belgio 234
10 Canada 233

La rivincita degli eventi “in presenza”

Durante il 2022, circa l’85% dei meeting si sono svolti in presenza, circa 9.000 su un totale di oltre 10.500. Proprio l’anno scorso si sono svolte a Roma e Milano rispettivamente 79 e 66 eventi, tra incontri e raduni.

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Numeri che permettono ad entrambe le città di salire una posizione nel ranking mondiale di Icca. La Città Eterna secondo l’associazione internazionale si trova infatti al 14° posto mentre il capoluogo lombardo sale al 18°.

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Il bleisure come motore trainante del BT

Risultati che sono lo specchio della sempre maggiore importanza che il bleisure sta avendo nel comparto dei viaggi d’affari. Il travel del futuro del futuro coniugherà sempre di più tempo libero e il lavoro.

Secondo un’indagine compiuta dall’Agenzia nazionale del turismo su dati ForwardKeys, WTTC (previsioni Euromonitor), Bankitalia, Deloitte e dati WTTC (Trip.com), e presentata durante la fiera internazionale di settore IMEX 2023 a Francoforte, la formula blended sta prendendo sempre più piede nel business travel.

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Già nel 2021 si è assistito ad una ripresa del segmento business, cresciuto del +31% rispetto ai livelli del 2020, quando la spesa globale per i viaggi aziendali aveva subito un calo del -56% sul 2019.

Secondo Skyscanner, un intervistato su sei è propenso ad accettare viaggi combinati: lavorare in vacanza è una scelta strategica in quanto “si ha più tempo nella destinazione” (55%) e “risulta più economico, volando in orari più tranquilli” (51%).

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Tra i fattori chiave del successo della formula blended c’è sicuramente la flessibilità del lavoro che, insieme al settore MICE, ha messo in evidenza le opportunità per i potenziali partecipanti di prolungare il soggiorno.

Secondo le previsioni di Euromonitor, la spesa mondiale dei viaggiatori che uniscono lavoro e tempo libero, stimata in 200 miliardi di dollari nel 2022, dovrebbe più che raddoppiare tra il 2021 e il 2027, passando da 150 miliardi di dollari a circa 360 miliardi.

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Lavoro e tempo libero: un circolo virtuoso per il BT

“Gli ottimi dati sulla ripresa dei viaggi d’affari – ha dichiarato il Ministro del Turismo Daniela Santanchè – sono un’ottima notizia perché oltre a far bene all’economia hanno un impatto positivo sull’ambiente, e supportano il comparto a favorire strategie di destagionalizzazione dei flussi turistici portando anche benefici per le economie locali perché aumentando la durata dei soggiorni e della spesa cresce la possibilità di conoscere meglio i territori, i prodotti tipici e le tradizioni, che sono i punti di forza del nostro Made in Italy”.

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Il ministro italiano del Turismo Daniela Santnanchè

Santanchè ha concluso ribandendo quanto sia un segnale positivo il fatto che “Roma sia entrata nella top 20, ma dobbiamo fare di più: la mia ambizione non è solo che Roma scali la classifica ma che Milano, Genova e Torino, rientrino tra le prima 50 città“.

Per i dipendenti, la combinazione di lavoro e tempo libero può rendere i viaggi più convenienti: poiché le spese del viaggio sono coperte dal datore di lavoro, i fondi personali risparmiati possono essere spesi nella destinazione apportando, così, maggiori introiti all’economia locale.

“L’adozione di politiche sostenibili da parte delle aziende – ha sottolineato Maria Elena Rossi, Direttore Marketing Enit – ha un impatto anche sulla gestione dei viaggi di lavoro e sembrerebbe incentivare scelte più green anche attraverso il pagamento di tariffe superiori per opzioni di vitto, alloggio e trasporto che non danneggiano l’ambiente e/o minimizzano le emissioni di CO₂”.

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Maria Elena Rossi (prima a sinistra), durante un evento promosso da Enit

Per i datori di lavoro, consentire al personale di abbinare viaggi di piacere a quelli di lavoro può comportare una maggiore soddisfazione dei dipendenti e ritenzione della forza lavoro.

La crescita dei viaggi combinati potrebbe aver contribuito all’aumento della durata media complessiva del soggiorno dei viaggiatori. Nel 2019, la durata media di un viaggio di andata e ritorno prenotato su Trip.com è di 9 giorni, nel 2022 sale a circa 14 giorni.

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La quota dei soggiorni lunghi (una o più settimane) è passata dal 20% del 2019 al 26% nel 2022 con aumenti considerevoli in Asia-Pacifico e Nord America.

Per trarre vantaggio dal crescente interesse verso i viaggi misti, diversi governi in tutto il mondo stanno introducendo visti specifici. Conosciuti come permessi per i “nomadi digitali”, consentono ai visitatori stranieri di lavorare a distanza in un paese per un periodo prolungato, di solito senza tasse.

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