Sixt, continua l’offensiva sull’Italia. E punta a crescere ulteriormente in Usa

10/11/2023
Il nostro mercato è già tra i top 5 per il noleggiatore tedesco premium. Che continua il suo sviluppo sia sul settore corporate, sia su quello leisure. Negli aeroporti, nelle stazioni e nei centro città

In Italia direttamente “solo” dal 2017 – prima erano rappresentati da Win Rent Spa -, Sixt Italia in questi anni è cresciuta in maniera esponenziale, raggiungendo il  “20% di market share nel 2022, con un +46% sul 2021. Cresciuta che dal 2017 è stata del 615%” spiega con orgoglio Angelo Ghigliano, Vice President e ad Sixt Italia con responsabilità dei settori Operations, Fleet, Performance & skills Sales& Marketing. Che sottolinea anche il continuo sviluppo  del business corporate e del car replacement, “arrivato in breve tempo al 20%. E in continua crescita” aggiunge il manager. Italia che è anche diventato il quarto mercato per importanza per il noleggiatore tedesco, rivaleggiando con la Spagna, paese dove il rent-a-car ha dimensioni certamente più grandi di quelle italiane.

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Sixt sempre più presente in aeroporti, stazioni e centro città

Perciò Sixt continua a investire sul mercato italiano dove, Ghigliano dice soddisfatto, “abbiamo il 100% dei punti di noleggio di proprietà“. Con una decina di nuove in arrivo nel 2024: tre in aeroporti, Pescara, Trieste e Trapani, che si aggiungono ai 23 già esistenti, ovvero tutti i principali scali italiani (nelle location migliori, come ad esempio all’aeroporto di Napoli Capodichino, dove il noleggiatore tedesco è l’unico ad avere il suo punto di noleggio nel terminal con il parcheggio delle sue auto raggiungibile a piedi).

Sono invece dieci le stazioni, tutte quelle raggiunte dall’Alta Velocità più altre estremamente importanti come, ad esempio, quella di Genova, dove Sixt è presente.

Dieci sono anche i punti di noleggio nei centro città, con molti altri in arrivo, tra cui le aperture nei quartieri glamour milanesi di City Life e di Gae Aulenti (viale Pasubio) che si vanno ad aggiungere a quello centralissimo di piazza Diaz già in calendario a gennaio 2024.

Trimestre da record

Il nostro mercato ha quindi contribuito a fare chiudere a Sixt un terzo trimestre da record, con il fatturato trimestrale più alto di sempre, a quota 1,13 miliardi di euro. Per l’intero anno fiscale 2023 il consiglio di amministrazione prevede ricavi consolidati di circa 3,6 miliardi di euro e un EBT compreso tra 460 e 500 milioni di euro. Anche se Sixt punta sempre di più anche sul mercato statunitense, dove aveva accelerato la sua presenza nel 2020 quando rilevò dieci concessioni aeroportuali da Advantage Rent a car, entrata nel Chapter 11 e alla ricerca di capitali freschi.

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Se Sixt nel 2008 faceva il 72% del suo fatturato in Germania e il 28% in Europa, lo scorso anno “solo” il 28% è stato in Germania – comunque market leader con il 37% -, il 42% in Europa e ben il 30% negli Stati Uniti. Con, però, solamente il 2,8% di quota di mercato, con il 22% in Europa: “l’obiettivo è di arrivare al 10% in un mercato iper-concorrenziale come quello statunitense” commenta il Vice President e Ad di Sixt Italia con responsabilità nel Finance, Legal & HR Massimiliano Maini. Una internazionalizzazione per il noleggiatore tedesco che si continua a basare sul fatto di posizionarsi nel segmento più alto del noleggio a breve termine, ovvero il Premium: “secondo una survey fatta in Germania, infatti, ben il 94% degli interpellati ci vede come un brand Premium” afferma Maini.

Com’è bello lavorare in un noleggiatore… premium

Brand Premium certamente, visto anche la flotta, le location delle branch e i servizi erogati, ma che, come tutti i noleggiatori, non sono “sexy” per chi cerca lavoro. Così, la delegazione italiana del noleggiatore tedesco si è inventato, sin dal 2017, la Sixt University, “qualcosa di unico in Italia e certamente anche in Europa” dice con orgoglio Maini, che sottolinea come questa iniziativa sia 100% italiana e assolutamente gratuita. Il corso viene proposto “a tutti, dopo due colloqui esplorativi” è composto da 100 ore online, il 50% registrate e il 50% con un insegnante, per il 50% di teoria e il 50% “on the job”. “E in più assicuriamo un’esperienza all’estero, con studio della lingua compresa, chiedendo loro però di ritornare. Anche se non obblighiamo nessuno. Anzi potrebbero andare anche a lavorare per la concorrenza. E’ un rischio che ci prendiamo. Perché comunque abbiamo visto che il 75% di coloro che abbiamo formato sono rimasti da noi. Con ottime possibilità di carriera, visto che il 70% dei posti di management sono riservati agli interni”. 

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